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26.01.2021  |  Approfondimenti

5 buoni motivi per redigere un testamento biologico

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Poter esprimere liberamente le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari e scelte terapeutiche è il maggiore atto di responsabilità che ciascuno di noi può compiere verso sé stesso e verso i propri cari. Dal 14 dicembre 2017 è diventato un diritto di tutti, grazie all’approvazione della legge 219/2017, “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, entrata in vigore il 31 gennaio 2018. Eppure, ancora molti non conoscono questa legge, non sanno di avere il diritto a sottoscrivere un consenso informato e non comprendono quali siano le reali ragioni per redigere un testamento biologico. Facciamo un po’ di chiarezza.

Disposizioni anticipate di trattamento (DAT): cosa sono

Le disposizioni anticipate di trattamento rappresentano l’espressione libera e volontaria delle scelte di un individuo in merito a quali trattamenti sanitari, accertamenti diagnostici e scelte terapeutiche ricevere in caso di eventuale futura incapacità di decidere per sé stesso, a causa di una infermità mentale e/o fisica che possa impedirgli di essere in grado di intendere e di volere.

Si tratta di un documento scritto, comunemente definito “testamento biologico o biotestamento” in cui il soggetto può dare disposizioni in merito a quali cure ricevere nel fine vita, ad esempio per evitare accanimento terapeutico, oppure definire le modalità della sua sepoltura e dare il consenso all’espianto degli organi.

La nomina del fiduciario

La legge 219/2017 permette di indicare nella DAT un fiduciario, una figura nominata dall’interessato affinché faccia i suoi interessi e curi le relazioni con il medico e con le strutture sanitarie. Il fiduciario deve essere una persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, può essere un parente, ma anche un’altra persona. Inoltre l’incarico del fiduciario può essere revocato dal disponente in qualsiasi momento.

La relazione medico-paziente

Nella legge è promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico che si basa sul consenso informato, nel quale si incontrano l’autonomia decisionale del paziente e la competenza, l’autonomia professionale e la responsabilità del medico. Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale.

Come redigere un biotestamento e dove depositarlo

Il testamento biologico può essere redatto in diverse modalità:

  • attraverso l’intermediazione di un notaio, sia con un atto pubblico sia con una scrittura privata autenticata dal notaio, il quale ne conserva l’originale;
  • presso l’ufficio di stato civile del proprio Comune di residenza, con una scrittura privata che viene annotata in un apposito registro (ove istituito);
  • attraverso una scrittura privata da depositare presso le strutture sanitarie competenti (come VIDAS), nelle regioni che abbiano regolamentato la raccolta delle DAT;
  • per i cittadini italiani all’estero, presso gli Uffici consolari italiani.

Qualunque sia il mezzo utilizzato per depositarle, tutte le DAT vengono poi trasmesse e inserite nella Banca dati nazionale delle DAT, attivata il 1 febbraio 2020.

Le DAT possono essere redatte da tutti i cittadini italiani maggiorenni e capaci di intendere e volere. Presupposto fondamentale è l’acquisizione di adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle proprie scelte in merito al rifiuto o al consenso di determinati trattamenti sanitari. È possibile ricevere supporto dal proprio medico di famiglia o da strutture competenti in materia: a tale scopo VIDAS ha aperto uno sportello di consulenza gratuita sul biotestamento, in cui un medico e uno psicologo esperto in cure palliative offrono la possibilità di un confronto sulle scelte che riguardano le dichiarazioni anticipate di trattamento.

5 buone ragioni per compilare il testamento biologico

Da una recente ricerca commissionata a Focus Management da VIDAS sulle percezioni della popolazione italiana in merito al testamento biologico, su un campione di 1602 cittadini italiani maggiorenni, è emerso che il 72% degli intervistati è a conoscenza della legge 219/2017, ma solo il 19% conosce nel dettaglio la normativa e il 28% non ne ha mai sentito parlare.

In pratica, solo tre persone su dieci si sono poste il problema di dover scegliere in merito agli aspetti del proprio fine vita, con una situazione particolarmente critica tra gli over 70: è evidente quindi che a due anni dall’approvazione della legge sul biotestamento, il livello di conoscenza e consapevolezza dei vantaggi di questa scelta sono ancora molto superficiali.

Noi di VIDAS abbiamo un ruolo chiave di supporto alle istituzioni nella sensibilizzazione dei cittadini a questo tema, al fine di accompagnarli verso una scelta libera e consapevole del fine vita. Ecco perché abbiamo individuato almeno cinque buoni motivi per redigere il testamento biologico, anche quando si è in buona salute:

  1. Per proteggere la propria dignità attraverso una dichiarazione chiara e consapevole di quali cure accettare e quali rifiutare.
  2. Per esprimere la propria libertà di scelta, in maniera lucida e non condizionata da una condizione fisica o psicologica invalidante.
  3. Per esonerare i propri cari dal dubbio di cosa decidere della vita di un’altra persona, in un momento di poca lucidità e conseguente difficoltà a prendere decisioni per gli altri.
  4. Perché le DAT sono modificabili, rinnovabili e revocabili in qualsiasi momento, permettendo alla persona di cambiare opinione fino alla fine.
  5. Perché il testamento biologico non è contrario ai principi religiosi, essendo ben distante da pratiche come suicidio assistito ed eutanasia.

Inoltre le DAT sono esenti dall’obbligo di registrazione, dall’imposta di bollo e da qualsiasi altro tributo, imposta, diritto e tassa.

Lo sportello Biotestamento di VIDAS

Dal 27 novembre 2019, VIDAS ha aperto uno sportello di consulenza gratuita sul biotestamento a cura di un medico VIDAS e uno psicologo esperto in cure palliative, aperto a individui o famiglie che hanno necessità di un confronto sulle scelte che riguardano le dichiarazioni anticipate di trattamento.

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