Il ruolo dell’OSS nell’équipe VIDAS: le testimonianze di Elias, Laura e Angelica

Tra le varie figure professionali che compongono l’équipe VIDAS, una in particolare instaura un rapporto molto personale e delicato con i pazienti e le loro famiglie: è l’operatore sociosanitario, un ruolo indispensabile per l’assistenza alla persona malata e per il sostegno ai famigliari. Vediamo in questo articolo cosa fa l’OSS, entrando nel dettaglio delle sue mansioni quotidiane, grazie anche alle testimonianze di Elias, Laura e Angelica, che da vari anni lavorano in VIDAS.

Le mansioni dell’operatore socio-sanitario

L’OSS è anche definito “operatore di igiene” perché è responsabile della cura e dell’accudimento del malato, perseguendo il suo benessere attraverso gesti amorevoli e competenti. Il suo obiettivo principale è soddisfare i bisogni primari del paziente e della famiglia, favorendone il benessere fisico e mentale.

Le mansioni principali di un operatore sociosanitario sono:

• occuparsi dell’igiene;
• valutare lo stato della cute;
• in caso di catetere, controllare le urine;
• riferire al medico se ci sono altre sintomatologie.

L’OSS segue una serie di percorsi di formazione continua che gli permettono di essere sempre più preparato sia sull’assistenza al malato, sia nel supporto ai caregiver che hanno difficoltà nella gestione e nella mobilizzazione del loro caro, perché magari non hanno avuto precedenti esperienze: mostra loro quali movimenti fare, ma anche come occuparsi dell’igiene, sempre adattandosi alle loro capacità e disponibilità.

In particolare, se si tratta di un nuovo paziente, l’approccio deve essere molto delicato, cercando di capire qual è la situazione familiare, i bisogni specifici e le condizioni generali di salute. Chiedere e ascoltare ciò che viene riferito dalla famiglia e dal paziente aiuta a fare una valutazione sul tipo di assistenza da erogare.

Il lavoro dell’operatore di igiene varia molto a seconda della tipologia di paziente che viene presa in carico e dalle condizioni del paziente. L’OSS riferisce sempre all’infermiere o al medico palliativista sullo stato di salute fisica o mentale del paziente, secondo l’approccio multidisciplinare specifico delle équipe in cure palliative.

Ci sono poche differenze tra l’OSS in degenza e l’OSS a domicilio. La più evidente è che a domicilio il paziente ha sempre lo stesso OSS come riferimento, mentre in degenza c’è la rotazione dei turni e ogni operatore assiste diverse persone ogni settimana.

Insieme a tre operatori VIDAS, abbiamo individuato altrettante caratteristiche che deve possedere un operatore di igiene, specialmente quanto lavora con pazienti malati inguaribili, e ancor più se bambini o adolescenti:

• mantenere la giusta distanza emotiva;
• avere un approccio dolce e delicato, anche attraverso il tocco;
• curare i pazienti con la stessa cura di un familiare.

La distanza emotiva secondo Elias Flores, OSS a domicilio VIDAS

Elias Flores Rodriguez lavora in VIDAS dal 2008 ed è un operatore a domicilio. Ha scelto di fare questo lavoro perché gli è sempre piaciuta l’idea di poter aiutare le persone e per questo ancora oggi è una professione che lo riempie di soddisfazione. Tuttavia, ci ha confessato quali sono gli aspetti più difficili del suo lavoro:

“Quando fai questo lavoro dovresti mantenere la giusta distanza emotiva, per essere davvero di supporto alla famiglia e al paziente. A volte, lo ammetto, questa corazza si rompe, soprattutto quando diventi parte della famiglia. Sappiamo di andare incontro a persone che avranno momenti di difficoltà e che hanno bisogno di qualcuno che gli stia vicino, quindi sai di dover seguire degli schemi, ma alla fine a volte questi schemi vengono meno.

Mi viene alla mente un paziente giovane, 40 anni, con una bimba di 4 anni che ho seguito recentemente. L’ultima volta che l’ho visto insieme all’infermiere, era già in uno stato soporoso e agitato. La moglie, sapendo già che non avrebbe potuto avere un contatto da lì a breve con suo marito a seguito della sedazione, ha deciso di salutarlo e anche per noi è stato un momento molto difficile. Resta fondamentale restare in equilibrio per poter essere d’aiuto, non si tratta di nascondere i sentimenti, ma di rimanere forte anche per la famiglia che sta soffrendo per poter essere una spalla, un sostegno”.

L’importanza del tocco per Laura, operatrice sociosanitaria in Casa Sollievo Bimbi

Laura Valverde lavora in Casa Sollievo Bimbi, la prima struttura residenziale in Lombardia per le cure palliative pediatriche. In merito al suo lavoro con i bambini malati inguaribili ci ha detto:

“Come OSS ho imparato che dobbiamo mettere in atto le nostre competenze acquisite e le nostre capacità di essere dolci e delicati, soprattutto attraverso il tocco, con cui trasmettiamo tanto ai genitori e ai piccoli pazienti. Altro aspetto molto importante da tenere in considerazione è il desiderio dei genitori di provvedere alla cura igienica dei propri figli”.

Tornare a fare un po’ la mamma nell’esperienza di Angelica, una OSS dell’hospice pediatrico VIDAS

Angelica è una OSS da oltre vent’anni e lavora in VIDAS dal 2006. C’era il primo giorno dell’hospice Casa Vidas e da pochi mesi è entrata nell’équipe di Casa Sollievo Bimbi. Ha curato centinaia di malati alla fine della vita, ma ci ha raccontato che l’esperienza con i bambini è, se possibile, ancora più intensa:

“Si capisce come stanno dal modo in cui si muovono, o respirano, dal colore della pelle. Torno a fare un po’ la mamma, li prendo in braccio, li cullo, li aiuto a dormire e, quando non ci sono i genitori, li imbocco e cambio. Come Oss mi occupo della loro igiene anche se qui mamme e papà possono fare il bagno insieme ai loro figli in una grande vasca nel bagno assistito di Casa Sollievo Bimbi, dove c’è posto anche per i fratelli. La parte difficile è accogliere il dolore dei genitori, la disperazione che è come la piena del fiume. Però, le mamme e i papà, a Casa Sollievo Bimbi, possono condividere lo stesso dolore, li vedo scambiarsi consigli, aiutarsi. Sono come una grande famiglia”.