“Ho conosciuto VIDAS più di vent’anni fa, quando a un famigliare stretto, a cui ero legatissima, è stato diagnosticato un tumore al cervello. Ero giovane. Era la prima volta nella vita che mi confrontavo con la crudeltà di una diagnosi senza speranza e con le difficoltà della gestione di un malato terminale in casa: emotive, perché ci si sente soli, impotenti e disperati, e pratiche, perché arriva il momento in cui sono necessari ausili e supporti di cui non si dispone. Fu un’amica a consigliarci VIDAS, che diventò il nostro faro nel buio. Non ho mai dimenticato la competenza e la perizia, ma soprattutto la dolcezza e la straordinaria umanità, con cui un medico e un infermiere ci accompagnarono in quel viaggio. Da allora in famiglia abbiamo sempre sostenuto VIDAS e i suoi progetti. Prima lo hanno fatto i miei genitori. Poi, quando anche papà si è ammalato di tumore e se n’è andato, ho raccolto il suo testimone”.