“Era veramente speciale per il modo in cui riusciva a stabilire contatti umani,” dice Federica di sua madre Mariuccia, una donna generosa, forte, innamorata della Val Ferret e molto attenta ai bisogni delle persone, sia nel privato, sia sul lavoro come professionista delle risorse umane.
Mariuccia incontra VIDAS nel gennaio 2020, poche settimane prima dello scoppiare della pandemia di Covid-19. Le era stato diagnosticato un tumore al pancreas, già metastatico al fegato, di quarto grado e non operabile. “È stato l’Istituto IEO, a cui ci siamo rivolti inizialmente per l’operazione, quando ancora speravamo che fosse asportabile, a consigliarci di contattare VIDAS per iniziare un percorso di cure palliative. Il tumore al pancreas comporta un alto grado di dolore per il paziente, mia mamma avrebbe avuto bisogno della somministrazione di antidolorifici e di essere monitorata costantemente per tutte le complicanze che emergono con la patologia, quindi abbiamo accettato il consiglio e ci siamo rivolti a VIDAS”.
Ma non è stato facile: “Non nego che quando il medico ti dice ‘rivolgetevi a VIDAS’ è abbastanza scioccante” – spiega Federica – “perché sai che è una strada senza ritorno, quindi ci vuole un po’ di tempo per digerire la notizia. Ma mia mamma era molto positiva e ci dava molta forza, a me e a mio padre. Abbiamo affrontato questa cosa insieme e devo dire che VIDAS è stata fondamentale, perché con dolcezza e molta umanità ci ha accompagnato in questo cammino. Abbiamo respirato un senso di dignità per la persona, mai nessuna forzatura che andasse a sovrastare quelli che erano i bisogni del paziente, ma solo ed esclusivamente quello che mia mamma si sentiva di fare, e ci siamo sentiti molto sostenuti.”
Tra gennaio e febbraio 2020, prima che entrassero in vigore le restrizioni anti-Covid, una volta alla settimana Mariuccia veniva accompagnata dalla figlia e dal marito in Casa VIDAS, dove veniva monitorata e le venivano somministrati alcuni farmaci e rimedi che potessero darle sollievo.
“Poi siamo stati seguiti a domicilio da un’équipe composta da un medico e un’infermiera che venivano ogni settimana ed erano sempre raggiungibili telefonicamente, cosa che già in tempi normali costituisce un gran supporto ma a marzo 2020, quando non era nemmeno possibile uscire di casa, è stato davvero fondamentale!” continua Federica. “Abbiamo seguito i loro consigli e alla fine, proprio negli ultimi giorni, abbiamo deciso di tenerla a casa. Accompagnarla in hospice, con le restrizioni in vigore, avrebbe potuto significare non riuscire più a salutarla.”
Federica e suo padre sono giunti a questa difficile decisione anche grazie al confronto con il medico curante: “Mio padre è sempre stato di fianco a me, ma mi sono fatta carico io di alcune cose perché vedevo che era in uno stato di shock. Mi sono fatta forte e con l’aiuto del medico sono riuscita a somministrarle le medicine e la morfina che l’hanno accompagnata,” conclude Federica con tono commosso ma fermo.
“Il nostro senso di gratitudine per VIDAS è totale, perché ci ha consentito di vivere un’esperienza tragica, resa ancora più tragica dal momento storico, con molta dignità e in fondo anche con molta naturalezza.”
Federica e Giovanni però hanno fatto un passo in più, decidendo di non esprimere la loro gratitudine solo a parole, ma con una donazione in memoria di Mariuccia per sostenere le attività di VIDAS. “La donazione e il ringraziamento che abbiamo voluto esprimere era innanzitutto un desiderio di mia mamma. In quelle mattine lontane, quando ancora poteva essere seguita in Casa VIDAS, diceva che avrebbe voluto essere riconoscente e addirittura – se avesse potuto – fare la volontaria, per restituire parte di quello che aveva ricevuto. Ci è sembrata la cosa più naturale da fare per la sua memoria e per onorare il senso di riconoscenza che esprimeva per VIDAS quando era ancora molto lucida”.
Se nell’ultimo anno siamo riusciti a curare 2300 adulti e bambini è anche grazie alla riconoscenza di pazienti come Mariuccia e alla generosità di donatori come Federica e Giovanni.
“VIDAS ci ha fornito un grandissimo aiuto. È stato un accompagnamento naturale e l’équipe è davvero incredibile, dal medico all’assistente sociale. Ci è stato anche chiesto se volessimo usufruire del sostegno al lutto ma alla fine non ne abbiamo fatto richiesta: abbiamo potuto contare sulla vicinanza dei nostri amici e parenti e fortunatamente abbiamo potuto anche tenere una piccola funzione funebre, perché quando la mamma è morta erano appena finite le restrizioni del primo lockdown e, anche se lentamente, si è riattivata la vita sociale. Ma l’équipe di VIDAS è sempre stata presente, vicina.”