Bianca, Gaia, Giulia e Mia. Sono le studentesse del Liceo Agnesi di Milano che abbiamo accolto in VIDAS per le settimane dell’alternanza scuola-lavoro. Finalmente, dopo gli anni di fermo e le restrizioni a causa della pandemia, siamo riusciti a riprendere l’alternanza scuola-lavoro, una delle attività del progetto giovani cui VIDAS dedica particolare attenzione.
Il ricco calendario di attività ha permesso loro di avvicinarsi a tutte le professioni sanitarie che compongono le équipe di VIDAS: medici, infermieri, educatori, assistenti sociali, fisioterapisti.
Hanno scoperto il ruolo del Terzo Settore, di come una realtà come VIDAS, pur essendo un’Associazione, sia un’azienda a tutti gli effetti, con tante attività organizzative e amministrative che servono a garantire il funzionamento della sua macchina. Soprattutto hanno potuto, guidati dalla preziosa assistenza dei nostri volontari, stare vicino ai pazienti dell’hospice Casa VIDAS e di Casa Sollievo Bimbi.
E poi una riflessione continua e in evoluzione sulle parole che hanno accompagnato il loro percorso, come Umanità, Dignità, Rispetto e Cura. Alla scoperta di che cosa significa per noi di VIDAS curare nel rispetto della dignità della persona anche nell’ultimo tratto della vita.
Alla domanda “Che cosa ci aspettavamo?”, così ci hanno risposto:
“All’inizio pensavamo fosse un luogo triste e cupo, eravamo convinte di passare le nostre giornate a fare le segretarie. Credevamo che le seguenti settimane sarebbero state una noia mortale dove non avremmo fatto niente di interessante“
Ma la realtà è stata ben diversa.
“Abbiamo trovato un ambiente organizzato, luminoso e pieno di vita. C’è stata molta attenzione nei nostri confronti e per vivere al meglio l’esperienza ci è stato fornito un programma ben strutturato e pieno di fantastiche attività che ci hanno permesso di vivere la realtà di VIDAS a tutto tondo. Tutto ciò grazie all’incontro con uno staff accogliente e estremamente disponibile e comprensivo.
Questa esperienza ci ha insegnato a prenderci cura delle persone, a guardarci negli occhi, a saper comunicare con il corpo. Ad apprezzare ogni singolo momento della vita, perché tutti abbiamo qualcosa da raccontare. Abbiamo imparato ad avere rispetto degli altri e dei loro limiti che anche la semplice presenza per chi soffre può significare tutto.“