Maddalena è una vivacissima ottantenne con una vicinanza a VIDAS di lungo corso, rafforzatasi nell’arco degli ultimi cinque anni, dopo aver ricevuto l’eredità di una cugina del marito. “Elena dirigeva la farmacia dell’ospedale di Aosta e quello che mi ha lasciato viene dalle sue economie e dal suo lavoro. Nel lasciarlo a me ha chiesto espressamente che una parte venisse destinata ad opere di bene, lei aveva già un paio di riferimento, io ho allungato la lista. Da allora ho aumentato il valore delle mie donazioni verso VIDAS e ho iniziato a sentirmi più vicina alla realtà dell’organizzazione, più parte di quello che viene deciso e progettato. Mi sento ‘sostenitrice’, nel senso autentico del termine, leggo, mi informo, scelgo a quali progetti dare il mio contributo”.
Le scelte di Maddalena si sono orientate verso la ristrutturazione di Casa Vidas e, più di recente, il Progetto Fragilità, con la stessa motivazione di fondo:
“Penso a tutte le persone anziane, come me, che non hanno però un posto dove trascorrere l’ultima parte della loro vita o a quelle, come potrei essere io, che ho avuto una vita bellissima e piena, ma ho conosciuto la malattia, anche grave, che rientrano a casa dopo essere state in ospedale e hanno bisogno di cure e riabilitazione per recuperare la propria autonomia, tornare alla propria vita.”
“Non c’è, allo stato attuale, un sistema in grado di farsi carico di queste persone, anziane, con malattie croniche, se non hanno mezzi propri. Il progetto Fragilità è un modello”.
Sicuramente è un primo tentativo di dare una risposta a un problema che ha dimensioni allarmanti, e di cui VIDAS ha deciso di farsi carico in via sperimentale. Con il sostegno di tanti che, come Maddalena, sono sensibili ai cambiamenti sociali e animati dal desiderio di “aiutare, per quanto mi è possibile, quante più persone malate, anziane, sole”.
Questo articolo è stato tratto dal Notiziario VIDAS. Leggi l’ultimo cliccando QUI