Sebbene il dolore sia un’esperienza altamente personale che differisce da una persona all’altra, il modo in cui le persone esprimono i propri sentimenti ed emozioni è fortemente influenzato dalle loro convinzioni e dal luogo in cui vivono.
Ogni cultura ha il suo modo unico di affrontare la morte dei propri cari e come queste perdite colpiscono coloro che sono rimasti indietro. La cultura e la religione influenzano significativamente come le persone soffrono e come le comunità sostengono le persone in lutto.
Indice
Il lutto è il periodo in cui dolore e cordoglio si intersecano. Un individuo può rimanere in lutto per un periodo più o meno prolungato, a seconda della vicinanza del rapporto con il defunto e di specifici dettami culturali o religiosi.
Quella che segue è una breve – e non esaustiva – panoramica di come le principali religioni del mondo affrontano il dolore della perdita.
La credenza buddista nella reincarnazione e nella vita dopo la morte gioca un ruolo importante nel modo in cui le persone in lutto piangono la morte dei propri cari.
Gli insegnamenti del buddismo sostengono che nulla in questo mondo fisico è permanente. Le cose sono in un flusso costante di impermanenza e cambiamento e la maggior parte dei buddisti trova conforto nella pratica spirituale del non attaccamento. Per loro il dolore è trasformativo e in costante evoluzione e la morte rappresenta la fase iniziale di un altro ciclo.
La prima fase del funerale buddista prevede l’esposizione della salma al sole per un periodo di 48-72 ore, in osservanza della tradizione che vuole che l’anima del defunto abbia il tempo di uscire dal corpo prima che quest’ultimo venga posizionato in una bara.
Il sogiya (monaco o religioso) si occupa della detersione e della vestizione del defunto, che ricopre con un lenzuolo bianco. Chiunque partecipi alla cerimonia deve indossare abiti bianchi tranne il monaco che può indossare i suoi abiti religiosi. Il corpo deve essere messo in posizione fetale con le mani giunte sotto la guancia e la salma deve avere accanto un coltello con il quale il defunto possa difendersi dagli spiriti maligni. Nella stanza dove si trova il defunto si accendono ceri e si brucia incenso. Il monaco che officia la veglia funebre recita preghiere e invocazioni e tutti i presenti partecipano, pregano e cercano conforto per un’intera notte. Il giorno dopo il corpo viene deposto all’interno del feretro insieme al rosario buddista. Poi si officia il funerale che segue un preciso rituale di letture sacre e formule di rito.
La maggior parte dei defunti di fede buddista sono cremati e le loro ceneri non vengono disperse ma custodite all’interno di urne o cappelle funerarie.
Morire, nella prospettiva cristiana, è iniziare un viaggio, quello verso la vita eterna. Le Scritture offrono conforto, sostegno e guida a coloro i quali credono che l’esistenza della persona amata continui oltre la vita fisica.
Il rito cristiano del funerale è composto da tre momenti: veglia, rito funebre e sepoltura.
La veglia funebre si svolge generalmente all’interno della casa del defunto (o nella camera ardente della struttura dove è avvenuto il decesso). Lo scopo è quello di dare la possibilità di un ultimo saluto al caro estinto. Quest’ultimo viene posto all’interno della cassa scelta addobbata con fiori e/o lumi. Quando tutti hanno dato l’estremo saluto, la cassa viene sigillata e portata in chiesa per la messa funebre, che si conclude con la celebrazione eucaristica e la benedizione della salma. Una volta sigillata in modo definitivo, la bara viene trasportata verso il cimitero preposto alla sepoltura, che può essere per inumazione, tumulazione o cremazione.
La religione cristiana offre un sostegno continuo alle famiglie e alle comunità attraverso la preghiera, la congregazione, le usanze e i rituali di morte che durano tutto l’anno. Ricorrenze come il Natale e la Pasqua combinano le celebrazioni religiose tradizionali con la convinzione spirituale che ci sia un aldilà, a cui guardare nella fase successiva alla morte, che aiuta a ridurre il dolore del lutto.
La religione ebraica ha specifici rituali e tempistiche di lutto dopo la morte di una persona cara, che forniscono delle linee guida su come onorare il defunto e confortare coloro che sono rimasti indietro. Per molti credenti, il lutto continuo è accettato, atteso e sostenuto nella comunità ebraica, con alcuni rituali commemorativi che durano tutta la vita.
Secondo il rito ebraico, dopo la morte di una persona, famigliari o amici stretti dello stesso sesso eseguono la pulizia del corpo secondo regole ben precise, mentre recitano i salmi. Esistono tre fasi principali per preparare un corpo alla sepoltura: lavaggio (rechitzah), purificazione rituale (taharah) e vestizione (halbashah). Dopo il lavaggio, la famiglia inizia una veglia funebre durante la quale vengono lette delle preghiere. Durante questa veglia una candela è perennemente illuminata, per simboleggiare l’immortalità dell’anima, e il defunto non deve mai essere lasciato solo.
L’interramento di solito avviene ventiquattro ore dopo la morte. La cerimonia religiosa si svolge alla presenza di un rabbino che guida le preghiere di “accompagnamento del defunto”. Solo alla fine, i parenti gettano tre pale di terra sulla bara.
Nella religione ebraica il lutto si compone delle seguenti fasi:
Aninut (“Lutto”) – entrata in lutto, dura fino alla sepoltura. L‘onen (persona in aninut) è considerata in stato di shock e disorientamento totale ed è pertanto esentata dal compimento di molte azioni comuni
Avelut (“Rimpianto”) – segue immediatamente l’Aninut. L‘avel (persona in avelut) non ascolta musica né va a concerti. Non frequenta nessun evento gioioso né feste (come per es. un matrimonio) né Bar o Bat Mitzvah, a meno che non sia assolutamente necessario. Avelut comprende tre periodi distinti:
Secondo le credenze induiste, quando una persona muore, la sua anima vive in un ciclo continuo di nascita, morte e rinascita. Gli indù imparano a lasciare andare i propri cari defunti in un processo noto come “distacco”. Il distacco è una parte della tradizione indù che li aiuta ad accettare la morte come parte naturale della vita, in quanto ogni essere vivente deve un giorno morire.
I riti finali nell’induismo includono la pulizia del corpo, la visita finale al defunto, la cremazione del corpo e la dispersione delle ceneri in un fiume, che segna la fine della vita fisica e l’inizio del viaggio spirituale dell’anima.
La cremazione del defunto segna l’inizio del periodo di lutto, che dura 13 giorni. Durante questo periodo, la famiglia del defunto rimarrà a casa a ricevere i visitatori, anche se i riti di lutto possono variare a seconda della comunità. Una fotografia del defunto può essere esposta in modo prominente e una ghirlanda di fiori può essere inserita attorno alla foto.
Durante il periodo lutto, verrà eseguito il rito che aiuta lo spirito disfatto del defunto ad ottenere un nuovo corpo per la reincarnazione.
Un anno dopo la morte, la famiglia osserverà un evento commemorativo chiamato sraddha, che rende omaggio al defunto.
Anche nell’Islam la morte rappresenta il momento di passaggio verso la vita vera. La tradizione islamica accetta il lutto per la morte di una persona cara come una reazione naturale e normale alla perdita e il funerale musulmano è solitamente molto sobrio e composto.
Dopo la morte, quattro familiari (o amici stretti) dello stesso sesso del defunto preparano il corpo del credente musulmano. Il rituale prevede che il corpo, con il viso rivolto verso la Mecca, sia lavato procedendo dall’alto verso il basso e partendo dalla parte destra per tre volte. A questa fase, che si chiama Ghusl segue quella del Kafal, in cui il corpo viene asciugato e cosparso di incenso, canfora o altri oli profumati. Il rituale di preparazione della salma si conclude avvolgendo il defunto in fogli di stoffa bianca, in numero dispari.
Al termine della preparazione della salma ha inizio la preghiera collettiva (Salatul Janazah). Non sono previste veglie o visite prima del funerale musulmano perché la regola alla base del rito funebre prevede di seppellire il corpo il prima possibile.
La religione musulmana prevede di solito che il corpo sia inumato nella terra. Per tutta la durata della sepoltura, i partecipanti recitano una preghiera e alla fine ognuno di loro getta una manciata di terra nella tomba, che deve essere molto semplice e posizionata perpendicolare alla Mecca in modo che il defunto, posto nel feretro sul lato destro, si trovi così di fonte alla Mecca.
Sempre nel segno della sobrietà, le lapidi riportano solo il nome, la data di nascita e di morte. In alcuni casi si puòtrovare anche l’iscrizione di un versetto del Corano.
Dal momento della sepoltura, ha inizio il periodo del cordoglio, che dura tre giorni. Durante questo arco temporale, i parenti del defunto ricevono le condoglianze, accolte generalmente con un piccolo rinfresco in casa. Sia i parenti che chi si reca in visita devono evitare di indossare gioielli e abiti vistosi. Nel caso della moglie del defunto, gli abiti eleganti o appariscenti sono da evitare per tutta la durata del lutto, che è di 4 mesi 11 giorni.
Trascorsi 40 giorni dalla morte, la famiglia va a far visita alla tomba del defunto e per tradizione distribuisce cibo ai custodi del cimitero e ai bisognosi.
Quando muore una persona cara si può andare incontro a un dolore e una sofferenza molto profondi. Il più delle volte si cerca di affrontare un lutto familiare con le proprie risorse personali, con il sostegno della propria rete di conoscenze, ma può essere utile fare ricorso a un servizio di sostegno al lutto, anche solo per condividere con altre persone quanto si sta vivendo.
VIDAS propone diverse opportunità di sostegno per l’elaborazione del lutto, in modo che ciascuno possa scegliere la più idonea per affrontare la propria situazione personale di perdita di una persona cara.