Il concetto di relazione, in tutte le sue sfaccettature e attraverso i più diversi linguaggi artistici, è il filo conduttore di un’esposizione speciale in mostra fino al 23 marzo alla Casa degli Artisti di Milano (corso Garibaldi 89/A, dalle 12:00 alle 19:00).
Le opere nascono all’interno del contest Riconoscersi. Senza l’altro io non sono, promosso da VIDAS e rivolto a tutti gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Un’iniziativa culturale lanciata lo scorso maggio per stimolare tra i più giovani la sensibilità verso l’ascolto e il rispetto dell’altro, temi da sempre al centro dell’operato di VIDAS.
Sono 52 i lavori realizzati dagli studenti e valutati da una giuria tecnica composta da docenti e professionisti dell’Accademia e da una rappresentanza di VIDAS.
Le opere che si sono aggiudicate il primo premio delle due categorie del concorso, Arti Visive e Progettazione e Arti Applicate, sono quelle che hanno saputo interpretare al meglio il tema sia dal punto di vista formale che teorico. Si tratta di Di mano in mano, opera realizzata da Maria Chiara Pernici, 23 anni, con sacchetti di carta per il pane intrecciati tra loro in un tessuto speciale che evoca la trama quotidiana di abitudini condivise, e Avevo pensato un titolo, l’ho dimenticato, video di Camila Braci, 22 anni, in cui compagnia e solitudine si mescolano attraverso immagini di un’intimità frammentaria che diventano pretesto per parlare di condivisione, vulnerabilità e amore.
Maria Chiara Pernici commenta così l’idea alla base della sua opera, vincitrice del primo premio e di un riconoscimento di 1.000 euro: “La decisione di trattare il tema della relazione partendo dal pane nasce dal pane quale archetipo della condivisione. Oggi, come ieri, ci uniamo alla tavola in nome del pane. I sacchetti di carta che avvolgono il pane vengono passati di mano in mano, è quindi la superficie di relazione che riconcilia l’essere umano, qualunque essere, nella sua diversità: esattamente come i sacchetti che magari possono essere simili ma mai uguali”.
Continua: “Questo per me era l’unico modo per parlare di condivisione, di riconoscersi reciprocamente, perché mi piace pensare che, se il pane è veramente l’arte della riconciliazione, è perché è essenziale, è duro, esattamente come per l’arte. E l’arte è quel dispositivo, quella modalità che ci permette di riconoscersi tutti”.
Una menzione speciale, con premio di 500 euro, è andata ad altre due opere in concorso. Si tratta di Diario di una dissolvenza, opera realizzata da Celeste Luna Sala, 21 anni, con grafite e olio di lino su carta e lucido, che vuole rendere sfogliabile il legame tra uomo e natura, e Questa gonna è per due, gonna con circonferenza di 23,55 metri realizzata con stoffa di cotone grezzo e filo bianco, progettata per essere indossata da due persone, gesto che richiede cura e cautela nei confronti dell’altro e della relazione.
Come spiegano Martina Zito e Matilde Sbrozi, autrici 22enni della creazione: “Abbiamo studiato il quartiere della Maggiolina di Milano, dove le case hanno una base circolare di 23,5 metri, abbiamo riportato la tessa dimensione sul tessuto e pensato di raccontare come potesse svolgersi una convivenza in una di queste case, la cura che richiede, nei confronti dell’altro e dell’abitazione”.