Amelie era molto curiosa, amava ballare, suonare il piano e andare sui pattini: non ci ha rinunciato nemmeno quando quel brutto tumore l’ha resa completamente cieca.
“Non potevamo aggiungere giorni alla vita, ma potevamo aggiungere vita ai giorni,” dice sua mamma Katharina. E così Amelie ha vissuto ogni giorno intensamente.
È morta a soli 11 anni, ma con una vita piena.
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La morte di un figlio è qualcosa che la mente umana non riesce neanche a concepire, perché è contro natura.
Purtroppo, però, a volte succede, ed è proprio quello che è capitato a Katharina Theil e Gianni Lattanzio, che raccontano come hanno vissuto la malattia, quanto Amelie sia stata curiosa e coraggiosa fino alla fine, addirittura compilando una lista “delle esperienze da fare, perché non le hanno mai nascosto cosa stava succedendo, e in che modo la scuola, gli amici e la comunità siano stati coinvolti in tutti i momenti del percorso.
Nell’ultima puntata di L’unica cosa certa, il podcast di Chora Media in collaborazione con VIDAS, parliamo di un lutto che sembrava impossibile da affrontare e che si è trasformato in una inaspettata, dolorosa e sorprendente lezione di vita.
La perdita di un figlio è un’esperienza contro natura, un dolore che la mente umana fatica a concepire e che spesso porta a sentirsi smarriti.
Con la morte di un figlio, infatti, non si perde solo una persona cara, ma anche il futuro, la speranza e, in molti casi, il senso stesso della propria esistenza. Questa perdita è talmente devastante che, nella nostra cultura, non esiste nemmeno un termine per designare chi vive questo tipo di lutto.
Tuttavia, anche di fronte a una tale tragedia, l’essere umano è in grado di attingere a risorse interiori che, per quanto difficili da trovare in un primo momento, possono diventare un ancoraggio per affrontare il presente e pensare a un futuro, anche attraverso il supporto psicologico e tecniche come l’EMDR, che aiutano a gestire ricordi dolorosi e sensi di colpa.
Oltre all’aiuto psicologico individuale o di coppia, VIDAS ha compreso nel tempo che una delle risorse più potenti per chi ha perso un figlio è il sostegno che può arrivare da altre persone che hanno vissuto la stessa esperienza.
Come sottolinea lo psicoterapeuta Irvin Yalom, “il potere terapeutico di un gruppo di persone con un vissuto comune è impareggiabile“. Da qui nasce il gruppo di incontro “C’è chi può capire”, uno spazio sicuro dove i genitori possono sentirsi accolti, ascoltati e compresi nei loro sentimenti più profondi.
In questo contesto, non è necessario spiegare l’inspiegabile: chi ha attraversato lo stesso dolore sa già cosa significa, e insieme è possibile trovare la forza di andare avanti.
Perdere una persona cara è un’esperienza che mette a dura prova il cuore e la mente. Per questo, dal 1982, tra i nostri servizi c’è anche quello che ci vede impegnati al fianco di chi affronta il difficile percorso dell’elaborazione di un lutto.
Offriamo supporto empatico e professionale e accompagniamo nelle diverse fasi che seguono la morte di una persona cara, con servizi mirati, interventi personalizzati e la promessa di esserci sempre.