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31.10.2014  |  Cultura

Il senso di Halloween e della festa dei morti

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Quando ero piccola, Halloween non si sapeva nemmeno cosa fosse. Non parlo del paleozoico, giusto di una ventina di anni fa. Esisteva solo la festa dei morti – che univa Ognissanti e la Commemorazione dei Defunti, ancora fatico a capire quale sia il 1° e quale il 2 novembre –, in cui si faceva il “giro dei cimiteri” con tutta la famiglia.

Da un po’ più di dieci anni, invece, tra le tante abbiamo importato anche questa usanza anglosassone, mutandola un po’ in un secondo carnevale: occasione per tutti di mascherarci e fare festa e per i bambini di “riscuotere” un po’ di dolcetti. Niente di male, si intenda, ma a me è scattata la curiosità di saperne di più. Di non appropriarmi semplicemente di una tradizione, spogliandola dei suoi significati iniziali, ma di capirne il senso. Se vi va seguitemi in questo viaggio.

Immagine da Wikimedia Commons: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Jack-o-lanterns_2012.JPG

Immagine da Wikimedia Commons: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Jack-o-lanterns_2012.JPG

La parola Halloween deriva da All-Hallows-Eve, cioè  la notte prima di Ognissanti (in inglese arcaico è All Hallows Day), mentre la celebrazione sembra avere origine dalla festa di Samhain spesso conosciuta come Capodanno Celtico. Era detto “il giorno che non esisteva” perché durante la notte lo scudo che divideva il mondo dei morti da quello dei vivi era eliminato: i defunti potevano tornare nei luoghi in cui avevano vissuto e si tenevano grandi feste in loro onore. Quest’ultimo aspetto avvicina Halloween alla nostra Celebrazione dei Defunti, con cui teniamo viva la memoria dei nostri cari.

Dunque i piatti a base di zucca solitamente preparati sono da accomunare al nostro pan dei morti, consumato per rendere omaggio alle persone care scomparse? Ebbene no, l’origine è da ricercare nella tradizione di scavare e intagliare le zucche con facce terrificanti per trasformarle in lanterne che ricordassero le anime ferme nel Purgatorio. C’è da dire che in Scozia e Irlanda venivano usate le rape, mutate in zucche per la maggiore disponibilità sul suolo americano e per il mio personale gusto dico: meno male!

Infine, l’usanza di travestirsi per fare “dolcetto o scherzetto” potrebbe sembrarci quanto di più lontano dalla nostra tradizione, mentre non è proprio così. Infatti deriva da una pratica risalente al Medioevo e legata all’elemosina: il giorno di Ognissanti i poveri andavano di casa in casa chiedendo cibo in cambio di una preghiera per i morti della famiglia il giorno della Commemorazione dei defunti. Sebbene si tratti di un costume anglossassone, anche nel Sud Italia si possono riscontrare pratiche simili a questa per le anime dei defunti.

Vien proprio da dire che Halloween sia molto più di come viene bollata, cioè una festa consumistica. È certamente uno dei pochi giorni in cui parlare di morte, defunti e aldilà non ci spaventa né ci turba, anzi diventa quasi un gioco. E forse questo è già un primo passo.

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