Il 12 maggio si celebra la Giornata internazionale dell’infermiere, un’occasione per ricordare e valorizzare il grande contributo che questo profilo professionale svolge nei confronti della società. Mai come in questo periodo di pandemia dobbiamo dire “grazie” a tutte le donne e gli uomini che svolgono questo lavoro e che con sacrificio e dignità si prodigano per aiutare chi soffre. Vogliamo fare anche noi un omaggio a tutti loro, cogliendo l’occasione per raccontare in cosa consiste il ruolo dell’infermiere attraverso le parole del nostro Mirko, che lavora da cinque anni all’interno dell’équipe multidisciplinare di VIDAS.
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La Giornata internazionale dell’infermiere è stata istituita nel 1965 dall’International Council of Nurses, ma solo nel 1974 si è deciso di festeggiarla il 12 maggio. Non un giorno a caso, ma la data di nascita di Florence Nightingale, nata nel 1820 e ritenuta la fondatrice delle Scienze Infermieristiche moderne. Da quasi cinquant’anni dunque, in tutto il mondo questa giornata viene celebrata per ricordare la professione dell’infermiere e sottolineare l’importanza che il suo ruolo svolge all’interno dei vari sistemi sanitari.
Quest’anno la ricorrenza si arricchisce di un significato in più: con l’occasione del bicentenario della nascita della Nightingale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha designato il 2020 “Anno degli infermieri”. È proprio il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ad affermare: “gli infermieri sono la spina dorsale di ogni sistema sanitario: nel 2020 chiediamo a tutti i paesi di investire sugli infermieri come parte del loro impegno per la salute per tutti”.
Chi è l’infermiere? Quali sono le sue mansioni principali? Utilizzando una definizione accademica potremmo dire che l’infermiere è un operatore sanitario che ha il ruolo di rilevare, valutare, pianificare e cercare di soddisfare i bisogni del suo assistito, fornendo assistenza infermieristica in ambito preventivo, curativo, palliativo e riabilitativo.
Mirko però oggi vuole usare termini più personali per raccontare il ruolo dell’infermiere nel percorso delle cure palliative:
“Per quanto mi riguarda, senza tralasciare naturalmente il processo accademico e professionalizzante, penso che in questo campo il ruolo dell’infermiere sia quello di ‘esserci’. Esserci fisicamente, mentalmente, con una prestazione tecnica, con una carezza, un sorriso, una parola… un termine solo, ma con mille sfaccettature”.
Infatti, compito dell’infermiere è assistere il paziente in diversi aspetti: da quelli puramente sanitari fino alla soddisfazione dei suoi bisogni primari. L’infermiere deve mostrarsi sempre competente e rassicurante, ma dimostrando anche empatia verso la sofferenza del paziente e disponibilità al dialogo con lui e con i suoi famigliari.
L’infermiere è una delle figure professionali sociosanitarie che compone le nostre équipe multidisciplinari in cure palliative, sia in degenza sia in hospice. Le principali mansioni dell’infermiere sono:
Mirko ci spiega qual è la sua difficoltà maggiore nel lavorare con i malati inguaribili:
“Non posso nascondere che la mia difficoltà spesso sia quella di ‘dosarmi’… beninteso, non perché voglia strafare, ma perché in una relazione tra due (o più soggetti, perché dobbiamo considerare non solo la persona ma anche il suo entourage), ambo le parti mettono in gioco se stessi. A volte è evidente quanto tempo hai davanti, per costruire la relazione, per metterti in gioco. A volte vorrei aver dato di più, a volte magari qualcosa meno, o in più tempo, a volte diversamente… ma non c’è un manuale per questo, è un lavoro personale, ‘l’esperienza insegna’ certo, ma quando hai a che fare con le persone, ogni volta parti da zero, perché per quanto simili siamo davvero tutti diversi”.
La soddisfazione più bella per Mirko è invece facile da immaginare:
“Non vorrei sembrasse banale, perché è proprio l’opposto: i ringraziamenti dei familiari, dei cari, delle persone che seguo, prima che vengano a mancare. Non è perché mi gratifichino o perché abbia bisogno di sentirmi importante, che ne ricavo ‘soddisfazione’… ma perché quando un familiare ha appena perso tutto, come un figlio, o un pezzo del suo mondo, una certezza, come un genitore o un fratello … quando hanno già dato e perso tanto, eppure ancora danno a te un ‘grazie per quello che avete fatto’… forse vuol dire che il mio ‘esserci’ è stato più che ‘il mio lavoro’, e che un piccolo appiglio, in un momento tanto angosciante, ha aiutato qualcuno”. Come Mirko, sono migliaia gli infermieri in Italia, un punto di riferimento fondamentale per i malati e le loro famiglie. Ci auguriamo che la celebrazione della giornata del 12 maggio possa contribuire ad affermare un sempre maggiore riconoscimento dell’importanza di questa figura professionale, mai così sentita come in questo difficile periodo.
Come Mirko, sono migliaia gli infermieri in Italia, un punto di riferimento fondamentale per i malati e le loro famiglie. Ci auguriamo che la celebrazione della giornata del 12 maggio possa contribuire ad affermare un sempre maggiore riconoscimento dell’importanza di questa figura professionale, mai così sentita come in questo difficile periodo.