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01.10.2021  |  Cultura

A raccontare la fine della vita

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Giampiero Rigosi, romanziere e sceneggiatore, ha inaugurato, lo scorso giugno, l’appuntamento de I lunedì di VIDAS, ripreso a ottobre. Lo abbiamo risentito per una riflessione ulteriore. A partire dal suo libro, Ciao Vita, e un po’ più in là.

A tu per tu con lo scrittore

Dopo trent’anni di silenzio, due amici si ritrovano: uno, Sergio, sull’orlo di una crisi professionale e matrimoniale; l’altro, Vitaliano, tornato nella loro città all’ultimo stadio di una malattia. Chiamato al capezzale dell’amico, Sergio ricorda un patto scambiato da ra- gazzi, che lo obbligherebbe a stare con lui. Cerca di eluderlo, per una forma di difesa naturale, accampa pretesti. Poi, va a trovarlo e resta.

È Giampiero Rigosi, romanziere e sceneggiatore per tv e cinema, a raccontarci la storia del suo ultimo libro, Ciao Vita, dall’architettura complessa, il contrappunto della narrazione che corre tra il presente, punteggiato dal diario intimo di Vitaliano, e il passato, con, in più, l’intermezzo di un saggio fittizio, il Piccolo libro di tradi ti e traditori.

Una storia di accompagnamento come di amicizia. Chi hai accompagnato tu?

È accaduto con  la  mia  mamma, morta nell’hospice di Bentivoglio, Bologna, una strut tura bellissima, dove ogni stanza si affaccia sul grande giardino e tutt’attorno è campagna. Negli ultimi giorni la mamma si è rasserenata, scoprendo una parte di sé che non avevo conosciuto prima. Eravamo a luglio e lei apprezzava quando la portavo fuori, le facevo fare dei giri, e poteva guardare i fiori, le piante. Ho ricordi molto belli, anche nel dolore del distacco. È una cosa buona offrire alle persone di  poter  stare  insieme, in una condizione tutelata, controllando il dolore fisico. Ancora, è successo con un carissimo ami- co, Stefano Tassinari, giornalista e scrittore – ero con lui durante la sua ultima notte.

Quel che mi interessava, in questo libro (che ha avuto una lunga gestazione, 13 anni e tre riscritture  complete),  era  di  indagare i temi dell’amicizia e del tradimento, esplorarli nella relazione reciproca. Cosa sia rispettare un patto, un accordo, la fiducia che si è data – oppure tradire, facen do qualcosa di diverso da quello che si è promesso.

Come si racconta la malattia del corpo?

È qualcosa che mette a disagio perché, nel racconto, ci si immerge e si rivivono situazioni vissute e non sempre gioiose. C’è un aspetto positivo nell’accudimento di un corpo malato, anche quando è sgradevole e può creare disagio ed è che la nostra vita è fatta di questo, malattia, morte, degrado fisico, per quanto cerchiamo di allontanarli.

Come si fa a lasciar andare qualcuno che si ama?

Non so come si fa, so che si deve fare, ciascuno deve trovare un po’ il suo modo. Vivere è perdere qualcosa, costantemente. Direi che, in certi momenti, si perde qualcosa di veramente importante. Perdi i genitori e non sei più un figlio e da quel momento sarai un’altra cosa, nel mondo. È sempre questione di lasciare andare, in qualche modo, mantenendo qualcosa dentro di sé.

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