Giampiero Rigosi, romanziere e sceneggiatore, ha inaugurato, lo scorso giugno, l’appuntamento de I lunedì di VIDAS, ripreso a ottobre. Lo abbiamo risentito per una riflessione ulteriore. A partire dal suo libro, Ciao Vita, e un po’ più in là.
Indice
Dopo trent’anni di silenzio, due amici si ritrovano: uno, Sergio, sull’orlo di una crisi professionale e matrimoniale; l’altro, Vitaliano, tornato nella loro città all’ultimo stadio di una malattia. Chiamato al capezzale dell’amico, Sergio ricorda un patto scambiato da ra- gazzi, che lo obbligherebbe a stare con lui. Cerca di eluderlo, per una forma di difesa naturale, accampa pretesti. Poi, va a trovarlo e resta.
È Giampiero Rigosi, romanziere e sceneggiatore per tv e cinema, a raccontarci la storia del suo ultimo libro, Ciao Vita, dall’architettura complessa, il contrappunto della narrazione che corre tra il presente, punteggiato dal diario intimo di Vitaliano, e il passato, con, in più, l’intermezzo di un saggio fittizio, il Piccolo libro di tradi ti e traditori.
È accaduto con la mia mamma, morta nell’hospice di Bentivoglio, Bologna, una strut tura bellissima, dove ogni stanza si affaccia sul grande giardino e tutt’attorno è campagna. Negli ultimi giorni la mamma si è rasserenata, scoprendo una parte di sé che non avevo conosciuto prima. Eravamo a luglio e lei apprezzava quando la portavo fuori, le facevo fare dei giri, e poteva guardare i fiori, le piante. Ho ricordi molto belli, anche nel dolore del distacco. È una cosa buona offrire alle persone di poter stare insieme, in una condizione tutelata, controllando il dolore fisico. Ancora, è successo con un carissimo ami- co, Stefano Tassinari, giornalista e scrittore – ero con lui durante la sua ultima notte.
Quel che mi interessava, in questo libro (che ha avuto una lunga gestazione, 13 anni e tre riscritture complete), era di indagare i temi dell’amicizia e del tradimento, esplorarli nella relazione reciproca. Cosa sia rispettare un patto, un accordo, la fiducia che si è data – oppure tradire, facen do qualcosa di diverso da quello che si è promesso.
È qualcosa che mette a disagio perché, nel racconto, ci si immerge e si rivivono situazioni vissute e non sempre gioiose. C’è un aspetto positivo nell’accudimento di un corpo malato, anche quando è sgradevole e può creare disagio ed è che la nostra vita è fatta di questo, malattia, morte, degrado fisico, per quanto cerchiamo di allontanarli.
Non so come si fa, so che si deve fare, ciascuno deve trovare un po’ il suo modo. Vivere è perdere qualcosa, costantemente. Direi che, in certi momenti, si perde qualcosa di veramente importante. Perdi i genitori e non sei più un figlio e da quel momento sarai un’altra cosa, nel mondo. È sempre questione di lasciare andare, in qualche modo, mantenendo qualcosa dentro di sé.