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10.12.2020  |  Approfondimenti

Le dimissioni protette

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Le dimissioni protette sono uno strumento indispensabile per garantire la continuità delle cure ai pazienti “fragili”, affetti da malattie croniche e degenerative, e rientrano in un piano più generale che favorisce il modello della presa in carico del paziente nell’ambito di un’assistenza integrata e continuativa.

Cosa si intende per dimissione ospedaliera protetta

Le dimissioni ospedaliere protette rappresentano il passaggio programmato e concordato di un paziente dal ricovero in ospedale ad un altro setting assistenziale. Si applica in accordo con il paziente e prevede un coordinamento tra il medico curante e i servizi sanitari del territorio di appartenenza.

Il momento delle dimissioni dall’ospedale viene spesso vissuto dai pazienti come un passaggio critico, a seguito del quale si devono affrontare molti disagi: si passa infatti da un’assistenza h24 ad un livello assistenziale ridotto, che spesso grava sulle famiglie. L’istituzione delle dimissioni protette nasce proprio al fine di assicurare al paziente un percorso di cure anche al di fuori dell’ospedale, attraverso un lavoro integrato tra azienda ospedaliera, servizi della Asl e distretti sociosanitari, allo scopo di garantire una continuità nel processo di cura e assistenza.

I pazienti “fragili”, ossia coloro che sono affetti da patologie croniche e degenerative, hanno bisogno di essere assistiti anche dopo il termine della degenza ospedaliera: dall’assistenza medica ed infermieristica alla riabilitazione, sono tante le esigenze di un malato inguaribile che devono essere organizzate in un progetto di cure integrate e continuative.

I differenti percorsi di dimissioni protette

La dimissione protetta dall’ospedale può avvenire in vari modi. A seconda dei servizi attivi sul territorio e delle condizioni cliniche del paziente, è possibile ricorrervi per:

  • tornare al proprio domicilio, attivando un percorso di assistenza domiciliare;
  • essere ospitati in strutture non ospedaliere, come gli hospice;
  • essere ricoverati presso una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) o in una casa di riposo.

La definizione del setting assistenziale più adeguato emerge a seguito di una valutazione clinico-assistenziale del malato da parte del Medico di Medicina Generale (MMG) in accordo con i Responsabili dell’unità operativa dell’ospedale. L’approccio multidisciplinare e multidimensionale è fondamentale per garantire il corretto livello di continuità assistenziale nei vari setting di intervento, che si intende non solo come continuità di cure, ma anche come continuità di metodologie e di gestione da parte di figure professionali differenti.

Le 4 fasi delle dimissioni protette

Possiamo individuare quattro distinte fasi che identificano il processo delle dimissioni protette e che sono funzionali alla scelta del setting di intervento più adeguato.

  1. Condivisione delle informazioni. È indispensabile che gli operatori sanitari appartenenti ai diversi asset (medici di base, medici ospedalieri, infermieri, assistenti sociali) applichino dei protocolli di intervento integrati e condivisi, al fine di garantire una continuità nelle cure.
  2. Valutazione accurata delle condizioni del paziente. Occorre analizzare la situazione clinica del malato, per comprenderne il grado di autonomia e quali sono le sue abilità/disabilità fisiche, ma soprattutto individuare il suo approccio nei confronti della malattia, che risulta essenziale per la buona riuscita delle cure.
  3. Analisi del contesto sociale. La verifica delle condizioni sociali del paziente è indispensabile per stabilire qual è la tipologia di assistenza post-ospedaliera più idonea: presenza di caregivers, situazione economica ed abitativa sono solo alcune delle componenti da analizzare.
  4. Definizione del setting assistenziale. Dalla verifica dei punti precedenti emerge l’individuazione del tipo di assistenza più adeguata a fornire cure continuative al paziente, anche a seguito della valutazione dell’offerta erogata dai servizi sanitari territoriali.

L’assistenza domiciliare e residenziale in VIDAS

L’attività di VIDAS rientra nell’ambito dei servizi sanitari territoriali che possono essere attivati a seguito di una richiesta di dimissione protetta di un malato inguaribile.

VIDAS svolge la sua funzione di assistenza in cure palliative in due modalità:

  • assistenza domiciliare, attraverso il lavoro di un’équipe multidisciplinare che si occupa del paziente nel calore della sua casa con l’ausilio di diverse figure professionali come infermieri, medici, fisioterapisti e assistenti sociali;
  • assistenza residenziale, all’interno dei due hospice Casa VIDAS e Casa Sollievo Bimbi, le due strutture sanitarie in cui i nostri operatori si prendono cura dei malati per i quali non è più possibile una cura finalizzata alla guarigione, attraverso il ricovero in degenza o l’assistenza in day hospice e in long day.

Per noi di VIDAS la casa è il luogo privilegiato di cure, perché permette al paziente di vivere tra i propri ricordi e l’affetto dei familiari, senza però rinunciare all’assistenza continuativa e integrata delle sue équipe. Quando le cure domiciliari non sono possibili, VIDAS garantisce un servizio di degenza in hospice, dove al paziente sono garantite tutte le cure di cui ha bisogno, pur nel rispetto delle sue abitudini e dei suoi ritmi di vita.

Le dimissioni protette in VIDAS

VIDAS garantisce le dimissioni protette attraverso la sovrapposizione tra le cure erogate in ospedale, finalizzate alla guarigione del paziente, e le cure palliative, che invece hanno lo scopo di migliorare la qualità di vita dei malati inguaribili, riducendo il livello di sofferenza e di dolore. Il passaggio dalle une alle altre avviene così in maniera meno traumatica, sia per il malato sia per la sua famiglia, permettendo anche di preparare il domicilio all’arrivo del paziente prima che venga dimesso dall’ospedale.

Per maggiori informazioni sui servizi di assistenza VIDAS, è possibile telefonare al numero 023008081 oppure consultare la sezione Contatti >>

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