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14.09.2021  |  Approfondimenti

Organizzazioni non profit

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Organizzazioni non profit, enti senza scopo di lucro, associazioni di volontariato, enti del terzo settore: sono tante le denominazioni che vengono comunemente utilizzate per identificare le realtà organizzative nate allo scopo di soddisfare dei bisogni sociali senza ottenerne un guadagno. L’ambito di attività di questi enti è molto ampio e variegato e la Riforma del Terzo Settore ha uniformato la normativa in materia. Cerchiamo di fare chiarezza, concentrandoci sul significato di organizzazione non profit e sulle recenti modifiche apportate a seguito della riforma.

Cosa sono le organizzazioni non profit

Le organizzazioni non profit sono enti senza scopo di lucro che svolgono attività di interesse generale e di utilità sociale senza ottenerne un profitto, o meglio senza che i guadagni possano essere suddivisi tra i soci. Compongono l’insieme degli Enti del Terzo Settore tutti gli enti senza scopo di lucro e le imprese sociali che si iscriveranno nel RUNTS. Sono una realtà sociale, economica e culturale che si affianca alle attività dello Stato e della Pubblica amministrazione (Primo settore) e delle imprese (Secondo settore) e che appunto racchiude tutte quelle attività che invece operano per il bene comune.

Il D. Lgs 117/2017 (Codice del Terzo Settore) ha recentemente disciplinato questo settore, introducendo numerose novità e indicando con precisione i confini operativi e concettuali di tutte le realtà che ne fanno parte. Sono più di 300 mila in Italia e hanno caratteristiche molto diverse tra loro: ciò che le accomuna però è l’obiettivo principale, che deve riguardare la promozione di attività culturali, economiche e sociali che abbiano un’utilità sociale di interesse generale.

Elenco delle attività di interesse generale

Secondo l’art.5 del Codice, si considerano di interesse generale le attività che si occupano di:

  • interventi e servizi sociali;
  • interventi e prestazioni sanitarie;
  • prestazioni sociosanitarie;
  • educazione, istruzione e formazione professionale;
  • interventi e servizi finalizzati alla salvaguardia e al miglioramento delle condizioni dell’ambiente e all’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, nonché alla tutela degli animali e prevenzione del randagismo;
  • interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio;
  • formazione universitaria e post-universitaria;
  • ricerca scientifica di particolare interesse sociale;
  • organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale;
  • radiodiffusione sonora a carattere comunitario;
  • organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso;
  • formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della povertà educativa;
  • servizi strumentali ad enti del Terzo settore resi da enti composti in misura non inferiore al settanta per cento da enti del Terzo settore;
  • cooperazione allo sviluppo;
  • attività commerciali, produttive, di educazione e informazione, di promozione, di rappresentanza, di concessione in licenza di marchi di certificazione, svolte nell’ambito o a favore di filiere del commercio equo e solidale, da intendersi come un rapporto commerciale con un produttore operante in un’area economica svantaggiata, situata, di norma, in un Paese in via di sviluppo;
  • servizi finalizzati all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori e delle persone;
  • alloggio sociale, nonché ogni altra attività di carattere residenziale temporaneo diretta a soddisfare bisogni sociali, sanitari, culturali, formativi o lavorativi;
  • accoglienza umanitaria ed integrazione sociale dei migranti;
  • agricoltura sociale;
  • organizzazione e gestione di attività sportive dilettantistiche;
  • beneficenza, sostegno a distanza, cessione gratuita di alimenti o prodotti o erogazione di denaro, beni o servizi a sostegno di persone svantaggiate o di attività di interesse generale;
  • promozione della cultura della legalità, della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata;
  • promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici, nonché dei diritti dei consumatori e degli utenti delle attività di interesse generale, promozione delle pari opportunità e delle iniziative di aiuto reciproco;
  • cura di procedure di adozione internazionale;
  • protezione civile;
  • riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata.

Differenza tra no profit e non profit

Capita spesso di usare indifferentemente le diciture “organizzazione no profit” e “organizzazione non profit”, come se fossero dei sinonimi. In realtà non è propriamente così, perché sussiste una differenza sostanziale tra le due terminologie. Dire “no profit” infatti sottende l’assoluta negazione che l’associazione possa produrre un profitto; invece “non profit” deriva dall’inglese “not for profit” e presuppone che il profitto ci sia, ma non sia l’obiettivo principale dell’ente. Ecco perché è più corretto dire “ente non profit”, tenendo conto che il profitto è necessario anche per le associazioni a scopo sociale, con la specifica che questi guadagni devono essere utilizzati per portare avanti le attività oppure devono essere accantonati per il futuro, ma non possono essere distribuiti tra i soci.

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