Paola è stata una volontaria Vidas all’interno del nostro primo Christmas Shop, a Natale 2016. Mi ha colpito subito – una bella donna, bionda e sorridente, vivace e attiva, con una propensione spiccata all’organizzazione. Mi ha raccontato di essere stata una manager, di vivere la gran parte dell’anno a Londra e di avere risposto all’annuncio in cui cercavamo volontari commessi perché da anni lo è, in effetti, in una città dove i charity shop sono parte del paesaggio urbano ordinario e molto frequentati. Nel suo scritto ritrovo la stessa atmosfera di rilassata calma dei nostri negozi solidali, che sono luoghi di chiacchiere e di incontro oltre che posti dove scegliere regali per sé o per chi amiamo. Natale arriva un po’ prima per me, da quando allestiamo con i volontari i negozi: un’isola dove accogliere persone a cui raccontare di noi, di Vidas, nello spazio di un sorriso, un biglietto d’auguri, il fiocco di un pacchetto confezionato con cura.
In attesa che i nostri Christmas Shop aprano le porte – il primo il 5 novembre su corso di Porta Romana, il secondo il 3 dicembre in via Verri – ecco il racconto dell’esperienza di Paola, appassionato e puntuale.
Incontrare un charity shop per le vie inglesi è davvero facile: basta camminare in qualsiasi zona della città. Il mio interesse è nato dopo il trasferimento in Inghilterra e l’idea del volontariato in un charity shop mi è piaciuta da subito anche perché soddisfaceva alcuni obiettivi personali e mi consentiva di restituire, anche se in piccolissima parte, e in un altro luogo geografico, il tempo e le cure che mi erano stati dedicati in occasione di un malattia.
Mi sono presentata nel negozio dove volevo lavorare e ho compilato un modulo, il giorno successivo ho sostenuto un’intervista con la responsabile e la settimana successiva ho cominciato.Le mansioni del volontario variano, a secondo dell’età e dell’esperienza. Quale italiana (quindi persona di buon gusto, secondo loro) sono stata da subito nominata responsabile della vetrina, per cui 2 volte alla settimana devo rifarla.
Il volontariato è riconosciuto come servizio sociale dalle scuole e per gli studenti fa punteggio, per cui ci sono anche diversi ragazzi, spesso minorenni, a cui sono lasciati i lavori di minore responsabilità.
I volontari curano lo spazio di vendita il cui layout è deciso dall’associazione in base alla tipologia di negozio e si occupano di tutto, dall’esposizione della merce, alla vendita, al riassortimento degli articoli.
La prima attività (considerata molto importante) consiste nel dividere quanto ricevuto: ogni giorno in negozio arriva qualcosa e vengono registrate le donazioni, non importa quanto siano corpose. Lavorando al negozio di Wimbledon Village, situato in una zona di grande benessere, abbiamo spesso donazioni importanti: un giorno, mentre ero di turno, una signora ha lasciato 4 sacchi della spazzatura colmi di pezzi firmati, da Dolce & Gabbana a Prada, purtroppo erano tutti di un’altra taglia rispetto alla mia, ma abbiamo rifatto la vetrina al volo e sono stati venduti tutti in un attimo.
Il negozio è frequentato da diversissime tipologie di clienti, ma è proprio la mentalità che è diversa. A Londra il tempo è mutevole, per cui se esci di casa la mattina con il sole non hai bisogno di un maglione o di un ombrello: se cambia il tempo le persone entrano, cercano un golf da poco e se ne vanno indossandolo.
I miei clienti preferiti sono gli anziani: di solito arrivano negli orari più tranquilli, entrano per dare un’occhiata ma anche per fare una chiacchierata, che vale per loro e per me più di ogni cosa. Hanno tempo e spesso nessuno che li ascolta, per cui si fermano volentieri finché arriva l’ora di pranzo e il negozio si riempie velocemente delle persone in pausa; allora se ne vanno per tornare un paio di giorni dopo.
Non esiste un profilo tipo del candidato volontario, i miei colleghi sono persone completamente diverse tra loro per etnia, estrazione sociale, età e modo di vivere, ma sono tutti molto seri rispetto all’impegno preso.
La mia esperienza è stata fino ad oggi molto positiva: amo quello che considero un po’ il mio lavoro in UK, anche se non retribuito, e vedo che pian piano hanno imparato a fidarsi di me, mi coinvolgono nelle iniziative e spesso apprezzano i suggerimenti.
E poi il charity shop resta sempre un luogo che mi ricorda di ringraziare ogni giorno per la nuova vita che mi è stata donata: sorridere a chi entra è come sorridere alla vita stessa.