“Bussole in cerca di sorrisi perduti” è un romanzo del 2013 di Albert Espinosa, lo stesso autore di “Braccialetti rossi. Il mondo giallo. Se credi nei sogni, i sogni si avvereranno”, il famoso libro che ha ispirato l’omonima serie tv Rai. In questa storia lo scrittore torna a trattare temi a lui molto cari, come l’amore, il perdono, la vendetta e il rapporto padre figlio. È uno di quei libri che si fa fatica a lasciar andare, perché si vorrebbe avere più tempo da trascorrere con Elkaitz e gli altri protagonisti, con il loro dolore, legato a vicende particolari e universali allo stesso tempo e con quell’odio che ad alcuni resta nell’anima per anni.
È la storia di un ritorno, quello di Ekaitz verso la casa d’infanzia, ma è anche un viaggio alla riscoperta del rapporto con suo padre. Il protagonista decide di mantenere fede alla promessa fatta alla madre vent’anni prima per prendersi cura dell’anziano padre malato. Quel ritorno lo obbligherà a fare i conti con un passato troppo a lungo sepolto per poter andare oltre il dolore, rapportarsi alla morte per aprirsi alla vita.
È una vicenda raccontata a scatole cinesi, che prende respiro a mano a mano che ci si addentra nella storia. Il montaggio è alternato da flashback e flashforward, per utilizzare un linguaggio cinematografico.
Tanti i temi trattati da Espinosa con semplicità, senza velleità di filosofeggiare troppo sul perdono, la verità, l’amore… Anche le ispirazioni giungono al protagonista non tanto da grandi pensatori, quanto da menti semplici: basti pensare al portiere d’albergo che ogni giorno lascia un aforisma universale sul cuscino e si concede la domenica di citare sé stesso. Proprio questi ultimi pensieri sono quelli che guidano Elkaitz nel suo viaggio alla riscoperta del rapporto con suo padre.
Perché, come recita la frase che anticipa il romanzo,
“Per vivere, bisogna vivere… Non dobbiamo dimenticarlo”.