Siccome non si smette mai di fare il medico, succede che ogni tanto venga richiesta qualche consulenza estemporanea. Quando poi a chiederti un parere è una persona simpatica e spiritosa come Simonetta Lagorio, succede anche che, a fronte della oggettiva complessità della richiesta, ci si possa permettere di scherzare, chiedendole se si tratti di una sorta di test per valutare la preparazione dell’interrogato. E – poiché come spesso accade – si riceve in cambio più di quel che si è dato, ecco che la consulenza viene premiata da Simonetta con un dono prezioso: la riedizione di “Càpita“, il libro scritto dalla madre Gina Lagorio dopo l’ictus.
Nelle vacanze pasquali viaggio così con Gina Lagorio alla scoperta della vita possibile dopo che non un coccolone bensì “un colpo, netto, una frustata secca, un proiettile nel buio” cambiano per sempre la prospettiva da cui guardare la propria esistenza.
Navigo con lei nel mondo dei desideri mai sopiti, della femminilità che vince su tutto, della nostalgia per un benessere così scontato finché c’era e così inimmaginabile un attimo dopo che è svanito, degli affetti rassicuranti, dei desideri e delle speranze, dell’accettazione e della rabbia, della disperazione e dei piccoli irrinunciabili piaceri quotidiani.
Un libro bellissimo, pervaso di quell’ironia che rende tutto serio fino a prova contraria, compagnia preziosa per chi ha incontrato la malattia come paziente, ma anche e soprattutto come medico, per la capacità rara di ricordare che dietro ogni paziente c’è un uomo o una donna, vivo (vivissimo) fino alla fine.