Gulam Murtaza e sua moglie Afshan vivono in un piccolo paese in provincia di Como e hanno quattro figli: Omar è il più grande e ha dieci anni, seguito dai fratelli Rahan di nove e Ayaan di sei anni e mezzo. L’ultimo nato è Ahmed, di soli sei mesi ma già con l’espressività facciale di una piccola star.
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“Prima siamo stati seguiti all’ospedale Niguarda,” racconta Gulam, “poi ci hanno trasferiti all’ospedale Mangiagalli, dove Ahmed è stato seguito fino alla nascita. Mia moglie è stata ricoverata il 16 dicembre e Ahmed è nato il 28 dicembre, a 35 settimane e un giorno. Prima volevano farlo nascere alla ventottesima settimana di gravidanza, ma hanno eseguito due interventi per rimuovere il liquido in eccesso nell’addome di mia moglie. Sono stati molto bravi a prolungare la gravidanza di altre sette settimane, perché nascere alla ventottesima sarebbe stato ancora più rischioso per lui”.
Ahmed è nato prematuro e con alcune complicazioni significative. “Già prima della nascita ci avevano detto che Ahmed aveva un problema alla gola, che era completamente chiusa. Non può né respirare né mangiare bene,” spiega Gulam. Ahmed non riesce nemmeno a piangere, quando la fa escono solo piccole lacrime senza rumore. “Anche l’apparato digerente non funziona bene e Ahmed ha un sacchettino per la colostomia. Il mese prossimo dovrà fare un intervento chirurgico per liberarsi della colostomia.”
Dopo la nascita di Ahmed, la famiglia ha conosciuto VIDAS grazie alla dottoressa Agnese De Carli dell’ospedale Mangiagalli. “Sinceramente, la prima volta che ho sentito il nome VIDAS, non sapevo nulla su di voi. La dottoressa De Carli mi ha spiegato cosa fosse VIDAS e come potesse essere utile per noi e per Ahmed,” ricorda Gulam. “Ho cercato informazioni su Google e ho scoperto di più. Anche alcuni infermieri ci hanno spiegato che VIDAS sarebbe stato un posto molto migliore per noi e per il nostro bambino. Avevano ragione.”
La famiglia è stata accolta in Casa Sollievo Bimbi, dove ha trovato un ambiente sereno e accogliente. “Quando siamo arrivati qui, ci siamo sentiti come a casa. Il personale si è comportato come una famiglia. Abbiamo avuto una stanza solo per noi, dove Ahmed poteva dormire tranquillamente e noi con lui,” dice Gulam. “Non come in ospedale, dove eravamo in una stanza con altre cinque famiglie e non potevamo passare la notte.”
Gulam e Afshan hanno imparato a gestire i macchinari di cui Ahmed ha bisogno grazie al supporto del personale di Casa Sollievo Bimbi. “Porteremo a casa con noi due ventilatori, due aspiratori, un umidificatore collegato al ventilatore e un percussore,” spiega Gulam. Ahmed, infatti, sarà preso in cura dal servizio domiciliare di VIDAS con accessi medico-infermieristici programmati nel tempo e reperibilità h24 e dall’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), con tre visite settimanali da parte di un infermiere.
Una notte Ahmed ha avuto problemi a respirare e Sara, l’infermiera di turno, è venuta subito ad aiutarli. “Se fossimo stati a casa, non avremmo saputo cosa fare. Qui abbiamo imparato tanto e ora ci sentiamo sicuri,” dice Gulam.
L’esperienza in VIDAS ha permesso alla famiglia di imparare a gestire la situazione di Ahmed e a sentirsi pronti per tornare a casa. “Questo posto ci ha reso pronti al 100% per andare a casa. In ospedale eravamo lì per 4-6 ore al massimo, ma qui stiamo con il bambino 24 ore su 24,” spiega Gulam.
“Questa esperienza ci ha insegnato tanto e siamo molto grati a tutta la squadra di VIDAS e ai medici del Mangiagalli che hanno organizzato tutto per noi e Ahmed.”
Anche i fratelli di Ahmed hanno imparato a comprendere la sua situazione. “Quando mia moglie era incinta di Ahmed, parlavano con lui attraverso la pancia,” racconta Gulam. “Abbiamo spiegato tutto passo dopo passo. Ora il più grande ha finito la primaria e va alle medie, il secondo è in quarta elementare. Sono bravi e hanno capito la situazione”.
Si vede subito che i fratelli maggiori si sono già innamorati dell’ultimo arrivato: lo coccolano, lo tengono in braccio, fanno a gara per diventare il fratellone preferito: “A volte litigano perché vogliono stargli vicino, dargli più baci. Uno è geloso se Ahmed ride con l’altro, soprattutto il più piccolo perché vede Ahmed già come parte della sua squadra” dice Gulam con un sorriso pieno d’amore per la sua famiglia. “Il più grande, Omar, però una notte è scoppiato a piangere perché pensava ad Ahmed, e mi ha chiesto perché Dio ha fatto così. Gli ho spiegato che ci sono tanti bambini in ospedale e che speriamo che piano piano Ahmed migliori e possa fare tutto come loro. Gli ho detto di pregare per lui e per tutta la famiglia, e che arriverà il giorno in cui potranno giocare insieme.”
La famiglia Murtaza non dimenticherà mai il tempo trascorso in Casa Sollievo Bimbi. “Non possiamo dimenticare le prime notti passate qui con Ahmed. Questo posto sarà sempre nei nostri ricordi. La prima notte, ho detto a mia moglie che siamo stati fortunati a venire qui perché, se fossimo andati direttamente a casa, non saremmo stati in grado. Avremmo avuto così tante preoccupazioni da uscire di testa,” dice Gulam.
“Abbiamo imparato tanto qui e siamo molto grati a tutta la squadra di VIDAS.”
Avere un figlio malato, che nasce con complicazioni gravi come quelle di Ahmed, mette a dura prova la stabilità di un genitore, che viene comprensibilmente assalito da preoccupazioni ed ansie. Per questo motivo tutte le famiglie ricoverate in Casa Sollievo Bimbi possono usufruire di un supporto psicologico.
“Parlare con Carlotta [Ghironi, psicologa di VIDAS] mi ha aiutato tanto a ritrovare tranquillità. Ha trovato il modo di comunicare con me e farmi sentire al sicuro,” dice Afshan commossa.
Anche Gulam ci tiene in particolare a ringraziare le due dottoresse che sono state il punto di riferimento per loro e Ahmed: “le dottoresse Giorgia Enrico e Sofia Colombo sono due persone veramente speciali. Si sono occupate di tutto, dei documenti per le dimissioni, dei certificati, di tutto quanto. Anche Sara Meriggi, l’assistente sociale, è ottima, ha mandato avanti tutte le pratiche. Appena entrano in stanza, si capisce subito che sono delle belle persone. Vogliamo ringraziarle per tutto quello che fanno. Sono delle vere amiche.”