Oggi in Lombardia sono 325.000 i malati invisibili. Persone per lo più anziane, colpite da una o più patologie croniche, che necessitano di un monitoraggio medico assistenziale costante.
Guardando all’Italia questo dato crescere fino a toccare quasi 2 milioni di malati cronici, complessi e fragili, che non riescono ad accedere alle cure di cui avrebbero bisogno.
Si tratta di numeri destinati a crescere sempre di più, a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’impoverimento del contesto socioeconomico.
I malati cronici richiedono una presa in carico da parte di un’équipe multiprofessionale e a queste persone, VIDAS offre un servizio di assistenza domiciliare gratuito garantito da micro équipe composte da medico e infermiere reperibili 7 giorni su 7, 24 ore su 24, e all’occorrenza da operatori socio sanitari e fisioterapisti.
Per sostenere questo servizio, avviato in forma sperimentale a Milano e nell’hinterland con l’obiettivo di assistere fino a 200 pazienti in questo primo anno, VIDAS lancia la campagna con numerazione solidale 45583 attiva dal 15 gennaio al 4 febbraio 2023.
Il progetto CCF – Cronici, Complessi e Fragili nasce da una riflessione su tutti quei pazienti che non vivono un momento di terminalità, ma di malattia cronica e prova a rispondere all’esigenza di continuità assistenziale tra ospedale e territorio.
L’emergenza COVID-19 infatti ha evidenziato, in tutta la sua drammaticità, l’urgente bisogno sul territorio di una rete domiciliare integrata di professionisti sociosanitaria servizio dei malati Cronici Complessi Fragili. Per loro, infatti, il ricovero e le riammissioni in ospedale, spesso con passaggio dal Pronto Soccorso, possono costituire fattori di rischio importanti.
Il progetto sperimentale di VIDAS dedicato a questa popolazione di malati si basa sulla costruzione di una rete composta in primo luogo dall’ospedale, che invia a VIDAS i pazienti dimessi ma eleggibili a ricevere cure domiciliari a bassa intensità da parte delle micro équipe. Centrale anche la collaborazione con i Medici di Medicina Generale (MMG) unita alla disponibilità di specialisti di branca per consulenze specifiche, anche grazie all’ausilio della telemedicina. A tutto questo si aggiunge il prezioso supporto di volontari esperti nella relazione di aiuto.
Questo ultimo punto non va sottovaluto. Il progetto di VIDAS infatti cerca anche di evitare l’isolamento di pazienti che sono più fragili per condizioni sociali, “pazienti che magari hanno bisogno di trovare all’interno delle loro famiglie nuove risorse per rispondere a malattie che hanno ricadute più sulla dinamica sociale che sulla parte sanitaria,” dice Chiara Tagliabue, assistente sociale di VIDAS.
“Il ruolo dell’assistente sociale all’interno di questo progetto è proprio quello di cercare di sostenerli e accoglierli in questi bisogni. Aiutiamo il paziente e la famiglia – quando presente – a cercare delle risposte e ad attivarsi per poter far fronte a tutte le nuove problematiche che la fragilità e la malattia comportano,” continua Chiara. “Parliamo di pazienti che hanno bisogni clinici e sanitari con una prospettiva più lunga rispetto ai pazienti che normalmente prende in cura VIDAS. Sono pazienti che non hanno bisogno di cure palliative – o non ancora, in ogni caso – ma che hanno bisogno di essere aiutati ad accedere a quei servizi sul territorio, oltre al nostro, che possono supportare la loro permanenza al domicilio.”
Con questo progetto VIDAS mette disposizione la propria forza organizzativa e la propria competenza nell’assistenza domiciliare, maturate in 40 anni di cure palliative offerte a più di 40.000 malati, per rispondere con efficacia ai crescenti bisogni legati alla cronicità.
Afferma Ferruccio de Bortoli, presidente di VIDAS: “L’auspicio è che questo modello di integrazione possa essere replicato a livello nazionale per migliorare la qualità di vita di pazienti e caregiver e rispondere con efficacia non solo al loro bisogno di cura ma anche di ascolto e vicinanza. Perché anche se esistono malattie inguaribili, le persone sono sempre curabili.”