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07.05.2024  |  Cultura

Chirone e l’archetipo del guaritore ferito

Sostenere qualcuno che sta affrontando un percorso di cura può essere fisicamente ed emotivamente complesso: tuttavia, l’archetipo del guaritore ferito ci insegna che un approccio empatico può davvero fare la differenza.

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Chirone e l’archetipo del guaritore ferito

A volte, coloro che hanno vissuto esperienze dolorose possono diventare dei validi aiutanti nel percorso di guarigione degli altri: questo è il concetto fondamentale che emerge dall’archetipo del guaritore ferito, delineato dalla psicologia junghiana. Un concetto esemplificato dalla figura mitologica di Chirone, il centauro ferito dal suo stesso studente, che porta con sé sia la conoscenza e la saggezza che la sofferenza e la vulnerabilità umana. Capire a pieno questi concetti apparentemente così lontani e teorici può essere un grande aiuto per chi si approccia al delicato mondo delle cure palliative.

Chirone: significato

Chirone è uno dei tanti personaggi dell’ampissima mitologia greca: figlio di Crono e di una ninfa figlia dell’Oceano, non solo è immortale, ma è anche un centauro, ovvero una persona per metà umana e per metà cavallo. 

Per essere precisi, Chirone è ricordato come il centauro più saggio di tutti: a differenza dei suoi simili, noti per essere grandi guerrieri, Chirone è invece una creatura dall’animo gentile e con un interesse per le scienze. Tra tutte le discipline, però, Chirone è ricordato principalmente per il suo talento nella medicina: non a caso l’etimologia del suo nome sembra essere legata alla parola “mano” (“χείρ”) in greco antico, che indica proprio la sua mano da chirurgo esperta.

Il ruolo di Chirone nella mitologia greca

Secondo il mito Chirone è stato il maestro di altre figure iconiche come Giasone, Achille ed Eracle: ed è proprio da Eracle che, durante una battaglia, Chirone viene erroneamente colpito con una freccia avvelenata. La ferita di questa freccia lascerà Chirone con un dolore costante che cercherà di curare con vari tipi di erbe medicinali, ma con cui dovrà convivere a causa della sua immortalità. Per questo, la dicotomia della figura di Chirone è spesso citata nella psicologia e nella letteratura come esempio della complessità dell’esperienza umana e della dualità dell’esistenza.

L’archetipo del guaritore ferito di Jung

Carl Jung è lo psichiatra e psicanalista che ha formulato la teoria basata sul concetto di archetipo: nella psicologia junghiana, questo termine indica delle figure ricorrenti dell’immaginario culturale che diventano modelli universali di pensiero, comportamento e simbolismo. Proprio tra questi modelli si può inserire anche il guaritore ferito: un archetipo che descrive un individuo che ha una maggiore comprensione e maggiore capacità di aiutare altre persone ferite, proprio in funzione della sua esperienza del dolore.

Il mito del guaritore ferito

Sotto certi aspetti, il personaggio mitologico di Chirone incarna a pieno l’immaginario del guaritore ferito: la convivenza con il dolore del veleno inguaribile, secondo il mito, permette infatti al centauro di avere un approccio più saggio ed empatico nei confronti delle scienze curative. Sempre secondo la mitologia greca, Chirone si libera finalmente dal dolore quando Zeus gli permette di donare la sua immortalità a Prometeo, permettendogli di morire e di diventare la costellazione del Centauro. La figura di Chirone, quindi, non vive solo una dicotomia per quanto riguarda la sua natura sia da animale che da umano, che in astrologia viene spesso associata alla costellazione del Centauro, ma anche in relazione al suo ruolo sia da esperto di medicina e allo stesso tempo da vittima di un dolore incurabile.

Il ruolo del guaritore ferito nelle Cure Palliative

La figura mitologica di Chirone è frutto della fantasia, ma l’idea di un guaritore empatico che capisca cosa vuol dire soffrire non solo è concreta e reale, ma è un’ispirazione significativa per chi ricopre un ruolo simile. Applicare questo archetipo nel mondo dell’assistenza medica e delle cure palliative moderne significa pensare a un modo diverso di approcciarsi alla terapia, che non abbia a che fare solo con la cura fisica, ma anche con un percorso emotivo e spirituale. Solo dando importanza a tutti questi aspetti si può dare un supporto completo a chi ne ha bisogno.

Solo il guaritore ferito può guarire: il ruolo dei caregiver

Quello del care giver è un ruolo delicato e pieno di sfaccettature, dettate anche dalle circostanze di ogni singolo caso: nell’ambito delle cure palliative, si tratta spesso di un familiare che si occupa dell’assistenza del parente malato nei suoi bisogni quotidiani, ma non solo. Anche se spesso sottovalutata, una parte importante di questo ruolo è l’aspetto emotivo e psicologico: i caregiver infatti si fanno anche carico di molte ansie, preoccupazioni e responsabilità che derivano dal prendersi cura dei propri cari, condividendo con loro parte della loro esperienza del dolore e rischiando di sperimentare anche quella condizione chiamata Caregiver Burden. Essere un caregiver familiare, infatti, richiede molta empatia ed energie fisiche e mentali. Come Chirone, il caregiver trasforma la propria esperienza di dolore in una fonte di guarigione e conforto per gli altri, dimostrando la forza e la saggezza che possono derivare dalle sfide più difficili.

Il potere della condivisione del dolore

È quindi chiaro che sostenere una persona che sta affrontando un percorso di cura va oltre il semplice supporto fisico: costruire un rapporto empatico è anzi una base essenziale per poter rendere l’esperienza della terapia quanto più agevole possibile. In questo senso, l’archetipo del guaritore ferito può essere di grande ispirazione per un caregiver: un approccio olistico e basato sull’empatia, infatti, permette di costruire una connessione umana che non solo dà supporto al paziente, ma aiuta anche ad alleggerire il carico emotivo del caregiver stesso. Si crea quindi un rapporto basato sulla compassione e comprensione, che fa da base per un percorso di guarigione reciproca.

La mitologia può sembrare un mondo astratto e lontano da mansioni pratiche come l’assistenza dei propri cari: tuttavia, la storia e la psicologia insegnano che certi elementi sono ricorrenti quando si tratta di prendersi cura l’uno dell’altro. In un ambito come quello delle cure palliative, l’archetipo del guaritore ferito può essere una lente preziosa attraverso cui comprendere il complesso ruolo di chi assiste. Un archetipo caro anche a noi di VIDAS, che ci impegniamo a offrire sostegno completo e compassione ai pazienti, oltre che alle loro famiglie, guidati da concetti profondi come l’empatia e la compassione.

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