Il colloquio di accoglienza è la prima tappa fondamentale di qualunque percorso assistenziale ed è necessario per individuare il setting di intervento più adeguato alle esigenze del malato e della sua famiglia. In VIDAS questo incontro conoscitivo viene svolto dall’assistente sociale, a differenza di altre realtà che affidano il primo contatto al medico o ad altre figure sanitarie. La nostra Chiara Sassi ci spiega i motivi di questa precisa scelta di VIDAS e ci racconta meglio qual è il valore aggiunto apportato da questa figura professionale nella fase di presa in carico del paziente.
In foto, alcuni degli assistenti sociali di VIDAS
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Chiara lavora come assistente sociale in VIDAS da 18 anni. Come la gran parte delle persone che scelgono di lavorare nell’ambito delle cure palliative, anche lei si è approcciata a questo mondo perché ha vissuto qualcosa di personale, che ha toccato profondamente le sue corde interne, tanto da indurla a dedicarsi alla cura della sofferenza:
“Ho perso uno zio giovane di 28 anni, sposato da poco, con due figli e anche se avevo sette anni lo ricordo con grande limpidezza. Ricordo anche il giorno in cui è tornato a casa per morire”.
Oggi Chiara è una degli otto assistenti sociali di VIDAS, inseriti in équipe multidisciplinari differenti, dove effettuano un lavoro di sostegno degli operatori e coordinamento delle attività. Una delle sue principali responsabilità è lo svolgimento del primo colloquio conoscitivo con i pazienti e le famiglie.
Un colloquio dura mediamente dai 45 ai 60 minuti, durante i quali l’assistente sociale usa una scheda di segnalazione in modo da ottenere una serie di informazioni essenziali per definire il percorso assistenziale più adeguato: in primis le anagrafiche cliniche, sociali e psicologiche, ma anche il grado di consapevolezza del paziente e della famiglia rispetto alla malattia e alla prognosi. Tutte queste informazioni vengono registrate in una cartella elettronica e serviranno all’équipe per avere un quadro completo della situazione e al nucleo paziente/famiglia per acquisire maggiore consapevolezza della propria situazione.
“Magari la famiglia si presenta per attivare l’assistenza domiciliare e invece valutiamo che c’è ancora autonomia e quindi il paziente può iniziare dal day hospice; altre volte una persona arriva per un ricovero e ci si rende conto che ci sono tutte le condizioni e le potenzialità per stare a casa ed essere curati a domicilio. VIDAS ha la grande fortuna di avere tre setting, anche se essendo per noi la casa il luogo ideale per essere curati, cerchiamo sempre di capire prima di tutto se ci sono le condizioni per attivare l’assistenza domiciliare”.
In sede di colloquio vengono poi fornite tutte le informazioni amministrative necessarie per attivare gli accessi ai sussidi pubblici, come ad esempio la compilazione della dichiarazione di invalidità. Insomma, il primo colloquio ha tante sfaccettature che lo rendono un momento molto importante di conoscenza reciproca:
“… non si tratta solo di una raccolta di informazioni e di dati (…), ha anche una parte di counseling, di sostegno psicologico, informativo, di valorizzazione delle potenzialità della famiglia o di individuazione di problematiche, dei punti deboli”.
Perché il colloquio di accoglienza è affidato all’assistente sociale? Chiara ci racconta come la scelta di VIDAS sia legata all’esigenza di prediligere una figura con una formazione globale, competente in ambito psicologico, sanitario, educativo e relazionale, in modo da potersi approcciare alla malattia a 360°.
“Il valore aggiunto per il paziente e la famiglia di incontrare un’assistente sociale va oltre la possibilità di fornire informazioni cliniche, per capire se il suo caso potrà essere accolto o meno, ma riguarda anche la possibilità di ricevere uno stimolo per attivare le potenzialità in famiglia o consigli su quelle che sono le risorse o i servizi sul territorio che si possono attivare a supporto di una migliore gestione del malato o per avere dei sussidi. E poi secondo me è importante per loro ritrovarsi di fronte ad una persona che non mette a disagio”.
I vantaggi di incontrare un’assistente sociale in fase di colloquio conoscitivo sono evidenti dai feedback ricevuti alla fine dell’incontro. Molti pazienti e le loro famiglie dichiarano che:
Rispetto alle sue esperienze professionali, Chiara ci confessa che i casi più significativi per lei sono quelli che riguardano famiglie già afflitte da problematiche antecedenti, in cui la malattia terminale è solo l’ultimo anello di una catena in un contesto già fragile e affaticato. E suggerisce un approccio che tutti coloro che lavorano in questo settore dovrebbero avere:
“Una cosa che ho imparato negli anni è quella di sospendere il giudizio e l’azione. Infatti, quando si è di fronte ad una situazione di sofferenza si vorrebbe agire subito, ma per rispettare tempi e valori delle famiglie bisogna imparare a volte a non fare nulla nell’immediato e attendere”.
In condizioni normali i colloqui di accoglienza si svolgono di persona, permettendo all’assistente sociale di rendersi conto meglio della situazione globale. In questo periodo di emergenza Covid gli incontri in sede sono stati sospesi, ma è comunque possibile fare un colloquio telefonico chiamando in Casa VIDAS dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00 (il mercoledì fino alle 13.00).