Mi ritrovo, sette anni dopo, a sfogliare, se mi permetti l’improprio uso del verbo, l’imponente mole di testi scritti con e per te, Giovanna, in tanti anni del volontariato della penna che ha caratterizzato la mia ormai lunga stagione in VIDAS.
Mi pare di vederti, più ancora di sentirti, con quel tono di voce senza uguali che con ineguagliabile bellezza così descrisse un tempo Fulvio Papi: trasformare un’iniziativa, un proposito, dalla sua condizione fattuale alla sua tonalità morale, con la sapienza spontanea che ha il timbro di una religiosità spirituale.
Nel tuo studio in fondo al lungo corridoio si è consumato nel tempo un rito di cui conservo traccia, un’eco interiore mai smarrita. Fatto di parole, di sguardi, di moniti, di incitamenti che, giorno dopo giorno, hanno composto una storia irripetibile.
A volte non riesco a sottrarmi a pensieri vani e oziosi, a chiedermi come si sarebbe diffusa la tua voce nelle stanze d’oggi, dove la luce trionfa e par donare per questo solo fatto un tratto esiguo di speranza di vita.
Un esercizio retorico che tu, cara amica, pure incomparabile interprete della commedia umana, mi avresti spento sul nascere.
Tuttavia, facendomi beffe dei tuoi ammonimenti, mi piace pensarti nei luminosi corridoi di Casa VIDAS e di Casa Sollievo Bimbi. Soprattutto tra le tante, giovani donne che qui operano secondo modalità e strumenti a te sconosciuti e che in apparenza ti suscitavano un istintivo rifiuto, frutto più di un vezzo intellettuale che di un approccio realistico.
Le tue intemerate contro l’universo parallelo del mondo virtuale (che oggi cara amica, dopo averti bonariamente criticato, sono le mie), avrebbero trovato pace e armonia nelle stanze che ospitano i malati e le loro famiglie.
Perché in te prepotente era il pensiero, un filo d’Arianna con il quale entravi e uscivi dal labirinto e dai paradossi dell’epoca post moderna.
Oggi quei paradossi si chiamano in tanti modi, guerra per dire del più terribile.
Non so come avresti reagito, ma sono certo che avresti risposto con un solo verbo: fare, questa e non altra è la differenza. Fare, contro l’esplosione prepotente di paradossi e in assenza di verità accettabili.
Lascia perciò che ti sottragga un pensiero che trovo nel tuo ultimo scritto: grazie ai nostri ammalati insieme ai quali è possibile trovare le tracce di una vita più autentica. Nient’altro che l’estrema sintesi della tua vita: i sogni diventati opere.
Giuseppe Ceretti
In occasione del settimo anniversario dalla morte di Giovanna abbiamo aperto una raccolta fondi in sua memoria. Partecipa anche tu con una donazione
L’obiettivo è contribuire a un mese di cure in Casa VIDAS per una persona malata inguaribile.
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