Rosella è una donna che ha trascorso la vita tra i libri, lavorando in una casa editrice scolastica accanto al marito Emilio, amato per 30 anni di un amore che dice “assoluto”. Ascoltarla è un privilegio, perché significa entrare nel suo mondo, fatto di civiltà, cura, attenzione ai bisogni di chi su quei libri si dovrà formare.
Attenta e sensibile, ricorda con nitida precisione le due settimane durante le quali Emilio è stato ricoverato in Casa VIDAS, dopo una lunga malattia costellata di momenti dolorosi. Grande è la gratitudine che manifesta verso gli operatori dell’hospice, che – sottolinea – hanno continuato a rivolgersi direttamente a Emilio fino all’ultimo giorno. “Perché – com’è giusto che sia – era lui il destinatario dell’attenzione e della cura, soffusa in decine di gesti.”
“In un luogo dove la morte si infilava in tutte le stanze, restavo sbalordita dalla loro umanità gentile”.
Rosella ha deciso di sostenere VIDAS perché “così ho voluto esprimere la mia riconoscenza. Il mio desiderio era di aiutare quelle persone che mettono la loro vita al servizio degli altri scegliendo un lavoro impegnativo per il corpo ma anche per la mente, senza che mai traspaia davanti a chi soffre la loro grande fatica.”
“Desidero che chiunque si trovi in una situazione così difficile possa avere quello che abbiamo avuto Emilio e io“.
“Casa VIDAS è un luogo prezioso, chi arriva qui viene sollevato dal peso non sempre sopportabile dell’accudimento. Può concentrarsi sull’essenziale, ascoltare il canto degli uccellini, stare insieme”.
Questo articolo è stato tratto dal Notiziario VIDAS.
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