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13.09.2022  |  Cultura

6 anni senza Giovanna Cavazzoni: in memoria della fondatrice di VIDAS

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Il 20 maggio 2016 la Signora con la S maiuscola, come diciamo in VIDAS,ci ha lasciati. La nostra fondatrice Giovanna Cavazzoni è morta nella sua casa, in Casa VIDAS, come desiderava. Volontaria nel cuore e nell’operato quotidiano, donna delle utopie e insieme di profondo rigore e pragmatismo, ha dedicato un’intera vita agli altri, ai più soli e sofferenti, in difesa della dignità della persona malata sino all’ultimo istante.

Giovanna Cavazzoni nel cantiere di Casa Vidas

Giovanna Cavazzoni: un po’ di storia

Giovanna Cavazzoni di cose onorevoli nel corso della sua vita ne ha fatte tante, meritandosi tutti i premi e i riconoscimenti ottenuti. Tuttavia, lei amava schivare tutto ciò con il consueto sorriso e una frase spiazzante:

Sono null’altro che una questuante a vita, solo con questo impegno costante posso garantire assistenza e gratuità per i più bisognosi.”

“Questuante”, come lei scherzosamente si definiva, ha fondato VIDAS nel 1982, dedicando tutte le sue energie alla comunicazione e alla raccolta fondi per poter garantire assistenza sociosanitaria completa e gratuita a tutti i malati inguaribili in assoluta gratuità. Valore che ha sempre difeso con determinazione.

Nata a Milano nel 1931, ha svolto per anni attività di comunicazione quale titolare di un proprio studio di pubbliche relazioni, particolarmente attivo in iniziative sociali e sanitarie: Istituto dei Tumori di Milano, Provincia di Milano, Clinica Lemana-Losanna, Casa di Cura Ville Turro-Milano, rilancio Omeopatia in Italia, sino alla fondazione dell’Associazione VIDAS alla quale si è dedicata sino alla fine.

Questo seme in lei è stato gettato in gioventù: tutto è iniziato quando assisteva una sua amica malata di cancro che si rifiutava di definire incurabile. Da qui ha fatto crescere quell’albero solido, robusto e con radici profonde, che si chiama VIDAS.

Le parole di Ferruccio de Bortoli, attuale presidente di VIDAS

Ferruccio de Bortoli, attuale presidente di VIDAS, ha voluto ricordare Giovanna con le seguenti parole:

L’opera silenziosa e tenace di Giovanna Cavazzoni ha consentito a tutti noi di accedere a una dimensione etica e civile nella quale chi non può guarire è comunque nel pieno esercizio della propria cittadinanza e conserva tutti i diritti a un trattamento dignitoso e umano. L’assistenza gratuita a domicilio e in hospice a migliaia di persone, in 34 anni di attività della creatura di Giovanna, è stato un gesto di amore, di solidarietà e di misericordia di inestimabile valore. Ha regalato attimi di vita, di affetto a tanti malati e alle loro famiglie. La ricordiamo dolce, determinata. È stata una straordinaria animatrice e ricercatrice della vita anche là dove si pensa che ormai non ci sia più.”

I riconoscimenti ottenuti

Vari riconoscimenti hanno sottolineato il suo impegno civico, da sempre ispirato al recupero dei valori etici oggi più disattesi. Fra i più significativi: l’Ambrogino d’oro consegnatole dal Comune di Milano nel 1992, la nomina di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana conferita dal Presidente della Repubblica nel 1998, il Premio della Pace nel 2000 a Taormina, il Premio Dama d’Argento “alle donne che fanno grande Milano” conferito dal Museo Poldi Pezzoli nel 2002, il Premio “Cataldo Agostinelli” conferito dall’Accademia Nazionale dei Lincei nel 2004, il Premio Rosa Camuna conferito dalla Regione Lombardia nel 2006, il Premio Milano Donna conferito dal Comune di Milano nel 2008, il Premio Carlo Porta conferito dal Circolo Filologico milanese nel 2009 e il Premio Mens Sana In Corpore Sano conferito dall’Università degli di Studi Milano nel 2009. Senza poi dimenticare l’onorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica Italiana ottenutanel 2012.

In memoria di Giovanna Cavazzoni

Sono passati 6 anni dalla sua morte e ognuno di noi, in modo diverso, la porta con sé. Oggi vogliamo ricordarla attraverso le parole di Giuseppe Ceretti, volontario della penna in VIDAS. Giuseppe è stato accanto a lei per tanti anni: una conoscenza professionale (lui caporedattore de l’Unità) presto divenuta amicizia vera, fatta di reciproca stima. Oltre alle parole dello scrittore, vi riportiamo anche la “Lettera a Giovanna” e i versi a lei dedicati scritti dal compagno Gianfranco Piacentini, inviataci da Giuseppe lo scorso 12 maggio, giorno in cui la Signora avrebbe compiuto 90 anni.

Le parole di Giuseppe Ceretti

Qui vi riportiamo le parole del nostro “scriba”, come si definisce Giuseppe. Leggendo questo testo non solo si può carpire l’affetto profondo che lo scrittore prova per Giovanna, ma è ancheun modo per ricordare Gianfranco Piacentini, letterato e compagno di vita di Giovanna.

Di seguito le parole di Giuseppe:

“Novant’anni, un soffio di vita. Giovanna, non mi va di ricordarti con un epitaffio, anche se amavi le lodi fingendo di respingerle con un vezzo particolare.

Il tuo compleanno coincide con l’atto secondo di una sfida che nemmeno la tua fervida fantasia poteva immaginare. E che è tuttora in atto. Si è scatenato in una delle terre da noi più lontane un terremoto chiamato Covid che si è riverberato in ogni angolo del pianeta. Che ha mutato i ritmi delle nostre esistenze, ha messo in luce le nostre fragilità, ma insieme il coraggio di affrontare una sfida inedita.

So che se ti dicessi che quelli di VIDAS ce l’hanno fatta, potresti rimproverarmi e a giusta ragione. Il tempo dell’emergenza non è finito. Tuttavia, a rischio di subire i tuoi rimbrotti, lascia che ti dica con quanta forza la tua creatura sia stata capace di far fronte a una tale complessità senza rinunciare alle coordinate principali del tuo agire d’una vita, a partire dall’assistenza domiciliare.

Qualche settimana fa il tuo amico di scrittura ha assistito all’annuale assemblea di bilancio, un rito spesso burocratico che tu ben conosci. Lasciami dire che anche in quest’occasione la retorica dei fatti e delle cifre si è trasformata in un viaggio entro una creatura viva, pulsante e non una litania di date e cifre fa ripetere stancamente.

C’era in quelle voci, non a caso in larga prevalenza al femminile, il tono di chi si è dato da fare. Le “ragazze” che mille volte hai invocato dalla stanza del corridoio, hanno risposto per te presente, dalle rispettive postazioni. E con quella gioia del fare che non è merce diffusa in simili circostanze dove solitamente sono le cifre a farla da padrone.

Altrimenti non si capirebbe la soddisfazione che il vecchio scriba ha letto nei volti del presidente de Bortoli che tu hai coinvolto e voluto cinque anni fa alla guida di VIDAS, in quello della Fondazione Mario Usellini, del segretario generale Giorgio Trojsi.

Il tuo amico di sempre, come ben sai, è un grande impiccione. Si è così messo a rovistare nella tua sterminata eredità cartacea e ha trovato una lettera e dei versi a te dedicati.

Li ha scritti Gianfranco [Piacentini] 40 anni fa e voglio che tu, dovunque sia, li rilegga con noi.”

La “Lettera a Giovanna” di Gianfranco Piacentini

Di seguito la lettera dedicata a Giovanna Cavazzoni, scritta dal suo amico e compagno Gianfranco Piacentini:

Sto sereno sul fiume e però stanco. E i silenzi aderiscono alla riva. Tenere canne azzurrine fanno pensare a vene giovinette. Guardo con i tuoi occhi. Davanti ho un cespuglio arruffato, verdissimo, che s’insabbia.

Vedo formiche in marcia. E scopro che ognuna, incontrandosi con l’altra che viene in senso opposto, si arresta un attimo: sembra si guardino e si comunichino con le antenne non si sa quante e quali cose.

Noi, quando ci si incontra con il nostro prossimo, l’uno rasente all’altro, l’uno vicino all’altro, in un tram o in treno, non sappiamo nulla di chi ci rasenta, di chi ci è vicino. Sappiamo solo quello che si può capire o intuire attraverso lo sguardo.

Di solito una muraglia ci divide, impenetrabile; eppure talvolta si vorrebbe sapere tutto l’uno dell’altro. Ora mi accorgo che questo desiderio si è quasi perduto, forse per la presunzione di apparire più di quello che si è veramente.

Ti ho conosciuto e mi sono fermato a guardarti. Anche tu ti sei fermata a guardarmi, tu che sei fatta dei miei sguardi. Innumerevoli partono, da ogni lato e s’incrociano e sovrappongono onde di visione, di attenzione, di amore creativo.

Ho sempre pensato che a desiderare cose troppo perfette si finisce per trascurare i piccoli traguardi che invece si potrebbero raggiungere.

Ma su tutto vince una gran voglia di sapere, di carpire le segrete angosce, la malinconia di un risveglio mancato. A quale abisso può giungere il cuore di chi ama.

Vuol dire che ti voglio bene, se c’è in me la volontà di difenderti dai fantasmi nel cerchio delle mie braccia? Cerco il nodo delle nostre dita: anticipa l’oro di un amore troppo atteso.

Luglio 1983

I versi di Gianfranco Piacentini

Infine, ecco i dei meravigliosi versi scritti sempre da Gianfranco:

Ho rincorso nel cielo

il mutar di una  nube al tramonto:
dolce contorno di una rosa infocata
che la corsa improvvisa del vento ridisegna
in grigio balzo di zebra
A noi pure così:
da assolute armonie
in deserto di echi
di colpo la vita
trasforma
Ma gli angeli azzurri
nel buio son lì:
lucciole pronte
nel volo
a riaccendersi in stelle
6 gennaio 1984

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