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V. nasce il 6 Febbraio 1938, a Trezzano sul Naviglio. Purtroppo, perde il papà dopo due mesi, e per questo, insieme alla mamma e alla sorella di due anni più grande, va a vivere dalla nonna, dove c’erano due zie. A proposito delle due zie, ricorda che, quando ancora i vestiti si indossavano per molto tempo, il cappotto andava girato su se stesso quando era ormai usato e, se andava allungato, venivano usati i pezzi dei vestiti avanzati da quelli delle zie.
V. inizia a lavorare a 14 anni, in una ditta di pennelli, si sposta poi in una ditta di litografia e infine va alla Siemens, in piazza Zavattari.
Il 13 Maggio 1961 si sposa con A., comandante dei vigili di Trezzano. Nel 1964 nasce il primo figlio e per questo motivo V. lascia il lavoro. Dopo 3 anni, nel 1967, nasce anche una figlia che da a V. due nipotini: J., n ato nel 1998 e N., nato nel 2004.
Nel 1998 purtroppo l’amato marito, purtroppo, viene a mancare.
V. ha vari hobby: cucire, lavorare a maglia e fare l’uncinetto.
Come già detto, il 13 maggio 1961, Vittoria si è sposata con Antonio. Vittoria ricorda qual giorno, come il più bello della sua vita. Dopo la cerimonia e la festa, è andata a Roma, per viaggio di nozze, sulla 500 del marito.
I primi giorni di settembre, del 1972, Vittoria, ha fatto il suo primo viaggio in crociera. Era riuscita ad andarci grazie ad un amico del marito che lavorava nell’agenzia di viaggi. Vittoria ricorda che la nave era russa e che le posate erano decorate con il monogramma della nave.
In totale in crociera erano 4 famiglie, per un totale di dieci bambini. Quando la nave è partita, e percorso il golfo del Leone, però, una famiglia è stata male e volevano fermare la nave.
Questa vacanza ha colpito molto Vittoria perché ha conosciuto mondi diversi e, fino ad allora, a lei sconosciuti.
Vittoria ricorda di aver avuto e amato molto due animali: un cane, un trovatello, e un gattone rosso, di nome Isidoro.
Vittoria ha sempre desiderato una macchina da cucire e il marito gliel’ha comprata. Per questo, lei l’ha conservata fino ad oggi.
Vittoria creava coperte (patchwork) unendo quadrati 50x50cm, fatti a maglia, che poi insieme al nipote portava ai senzatetto in zona Stazione Centrale.
Un ricordo che ti voglio raccontare è di quando sono andata in vacanza nelle isole Eolie, dove ci sono delle isole vulcaniche stupende.
Ho visitato l’isola di Stromboli durante la notte, ho guardato il vulcano attivo che buttava fuori la lava. L’emozione che provi nel trovarti in mezzo al mare e vedere la terra che butta fuori questo suo fuoco è qualcosa di primordiale, che ti incanta. Vedendo tutto di notte, ricordo che faceva freddissimo.
Ho ammirato questo spettacolo stupendo ed irripetibile. È come se tu sentissi l’arte della terra, è uno spettacolo. È un ricordo che mi rimane fisso nella mente e che non potrò mai dimenticare, né quello che ho visto, né l’emozione che ho provato.
Oltretutto è talmente forte il fatto di essere vicino al vulcano, vedi le bolle nel mare, che magari per gli altri potrebbe essere un mare ostile, ma se ti butti è un mare che ti accarezza.
Il giorno dopo abbiamo visitato due isole sconosciute, Alicudi e Filicudi. Sono delle isole sassose pur tuttavia imponenti, quasi aristocratiche e regali.
Ho soggiornato in un albergo, dove ogni mattina una barca ci aspettava giù per portarci in un posto dove potessimo fare il bagno. Abbiamo anche cercato i ricci di mare, cosa che non si dovrebbe fare. Eppure li abbiamo puliti, preparati, cucinati e mangiati insieme a un vino della zona. Bianco, buonissimo.
Da piccola L. abitava con il nonno e i cugini in una casa gigante, con quattro appartamenti. Erano tempi diversi, per divertirsi inventavano giochi, seguivano i bambini grandi e andavano in bici.
A L. piaceva prendere la bici del padre, quella che usava per andare al lavoro. La bici era molto più grande di lei, ma comunque riusciva a maneggiarla, non c’erano bici per bambini piccoli. Per imparare ad andarci seguiva un sentiero che alla fine aveva un fosso, proprio nella curva. Il fosso era un fontanile dove di solito le persone lavavano i panni.
Quindi L. saliva sulla bici, pedalava e invece di curvare sprofondava nel fosso e si bagnava tutta! Per fortuna non si faceva mai male, anzi proprio questo l’aiutò ad imparare ad andare in bici. Dopo essere andata giù nel fosso tornava su a piedi e ci riprovava. Era molto ostinata.
La sera, L. e i suoi cugini, buttavano l’acqua sul sentiero nel cortile dietro casa, così che la mattina dopo si potesse pattinare sul ghiaccio. Il nonno si preoccupava, aveva paura che qualcuno scivolasse, quindi rovinava la pista buttandoci la cenere sopra. Ma loro bambini non si scoraggiavano mai, correvano verso il fiume per continuare a pattinare. Un giorno accadde una cosa spaventosa: lo strato di ghiaccio sul fiume si ruppe e uno dei cugini cadde in una specie di cascata ghiacciata. Il poveretto fu siscattato su dagli altri bambini, che crearono una file per poterlo tirare su. Quando il nonno lo venne a sapere si arrabbiò molto e li sgridò.
L. e i suoi cugini ne combinavano di tutti i colori insieme, si divertivano moltissimo. Poi purtroppo, come spesso capita, con il tempo si sono allontanati.
P. nasce il 18 novembre del 1936 in Sicilia, precisamente a Catania. In quegli anni c’era la guerra e P. se la ricorda molto bene.
Nella sua famiglia erano in quattro, sua mamma, suo papà, lei e sua sorella gemella. Da bambine erano molto simili, ma crescendo sempre di più diversificate, soprattutto nel carattere.
P. è una persona molto forte, ha una personalità vivace e riesce a mettere a suo agio chi la circonda, proprio per questo è sempre stata circondata da amici e compagnia. È estroversa e alla mano, non ha paura di nulla: le molte difficoltà che ha dovuto affrontare – e che sta tuttora affrontando – invece di schiacciarla l’hanno resa più forte.
Il rapporto con sua sorella era molto speciale. Erano legatissime e sempre insieme, tanto che, quando P. era venuta su al Nord, un anno dopo la sorella l’aveva raggiunta con tutta la famiglia.
Come diceva all’inizio, nei suoi primi anni di vita c’era la guerra e la situazione era molto difficile. Alla sua famiglia mancava il pane e lei ricorda che suo padre andava a prendere gli spicchi di frumento nei campi e una volta la polizia, pensando che fosse un ladro, lo arrestò.
Nonostante questi brutti ricordi, non sono gli unici che caratterizzano l’infanzia di P.
Lei e sua sorella andavano a scuola, al contrario di quanto capitasse per alcune bambine dell’epoca e a P. piaceva molto andare a scuola. Era una bambina intelligente e si trovava bene con i suoi compagni e le sue compagne.
Ha frequentato tutte le scuole elementari e le scuole media e alla fine della terza media ha ricevuto il diploma.
A 14 anni P. si fidanza con il suo primo ragazzo. A quel tempo mi fidanzamenti dovevano essere tenuti nascosti. Lei e il suo ragazzo non potevano vedersi e parlarsi in pubblico, ma nonostante questo cercavano smepre di entrare in contatto in qualche modo.
In particolare una volta, durante la Festa di Pasqua, quando c’era molta confusione, cercando il più possibile di non farsi notare, lui le mise in tasca una lettera, per poi allontanarsi nuovamente in mezzo alla gente.
I due stettero insieme per molto tempo e tutti pensavano che si sarebbero sposati, ma così non fu. Dopo quattro anni di fidanzamento, infatti, Pina perse il sentimento nei suoi confronti e lo lasciò. Lui provò a chiederle il motivo, ma a lei ormai non piaceva più.
Poco dopo però conobbe un alltro ragazzo, A. N., e i due si innamorarono. Ancora non potevano vedersi e frequentarsi da soli e quindi sfruttavano le piccole occasioni a loro disposizione, come la festa di Carnevale, dove erano tutti mascherati e quindi potevano parlare un pochino.
All’età di 19 anni lei e Antonino scapparono e fecero quella che era chiamata “la fuitina”. Quando i genitori lo scoprirono si arrabbiarono molto, in particolare la madre.
Dopo un anno circa tornarono e si sposarono. La mamma perdonò P. anche grazie alla moglie del dottore che fece da mediatrice.
P. si trovò subito bene con la famiglia di suo marito, in particolare con i suoceri. Tutti i pomeriggi andavano a casa loro, che abitavano in campgana. Erano una famiglia numerosa, di 6 fratelli. P. ricorda le loro tavolate enormi in campagna tutti insieme e l’affetto profondo che condividevano.
Poco dopo la fuitina P. rimase incinta di una femminuccia, ma a soli tre mesi la perse. Un annetto dopo però, nel 1956, rimase nuovamente incinta di un maschietto, che nacque il 3 aprile 1957.
Poco dopo, loro tre insieme, si trasferirono al Nord per motivi lavorativi.
Suo marito iniziò a lavorare nei trasporti, lei invece prima lavorò in un reparto dove si confezionava frutta e verdura, poi invece cominciò a lavorare come infermiera.
Era molto brava nel suo lavoro e i colleghi le volevano bene. Anche se era un po’ birichina..
Ad esempio con i colleghi si nascondeva in bagno a fumare, per nascondersi dai capi. E quando qualcuno provava a dire qualcosa loro facevano finata di niente oppure rispondevano a tono. Nonostante questo era molto rispettata e lavorò lì per 18 anni.
Quando erano giovani tutti gli anni d’estate tornavano giù in Sicilia, a Taormina, e passavano lì un mese tra mare e albergo, nel completo relax.
Per molto tempo hanno anche frequentato il bingo ed era anche molto brava, ha vinto per ben due volte l’argento e due volte l’ore. Dopo la morte del marito smise di andarci e le persone lì la chiamavano mper cercare di convincerla a tornare. Lei e suo marito stettero insieme per 54 anni, fino alla morte di lui. Aveva 74 anni quando se n’è andato.
P. descrive il suo matrimonio come molto felice: 54 anni senza una lite; lei e suo marito erano in sintonia e andavano sempre d’accordo.
Nonostante la sua vita sia stata piena di colori e di belle esperienze, P. si è dovuta scontrare molte volte con la malattia, la sofferenza, il dolore e la morte.
A soli 14 anni ebbe la sua prima operazione, per appendicite, ha sofferto di artrosi ed è stata operata ad entrambe le gambe per mettere una protesi e per un periodo dopo l’operazione dovette usare le stampelle. Fortunatamente si rimise in forma e le potè abbandonare.
Nel 2019 le trovarono un tumore al seno, ma neppure questo riuscì a fermarla.
Nel 2004 perse suo figlio, che aveva appena 47 anni, ed esattamente 4 anni dopo mporì anche suo marito, nel 2009.
E dopo tutto questo patire le fu trovato anche un tumore al polmone, inoperabile. Ha cominciato la chemio, la radioterapia e l’immunoterapia ma nessuna aveva l’effetto che si aspettava.
Ad oggi P. ha sospeso tutte queste terapie.
Come ho detto, P. ha sofferto molto, ma tutto questo dolore non l’ha abbattuta, l’ha resa più forte. Ancora oggi P. è circondata da persone che ama e che le vogliono bene, che la chiamano e le stanno vicine e lei dice:
“Nella vita le cose capitano, ma io non ho più paura di nulla. Nella mia vita non mi è mancato niente e non posso lamentarmi di nessuno.”
Il dialogo con i giovani sui temi della cura, della separazione, dei limiti, della malattia, attraverso l’alternanza scuola-lavoro e incontri di sensibilizzazione.
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