Il coraggio di Emma. Emma Bonino, intendiamo. “Voglio solamente dire che ho un tumore al polmone e ho iniziato una chemioterapia che durerà sei mesi” dice l’ex ministro in diretta a Radio Radicale e aggiunge: “Non sono intenzionata a interrompere le mie attività perché da una passione politica non ci si può dimettere”.
Ho sfogliato il dizionario della nostra amata lingua per cercare, come di consueto, la definizione che meglio rispecchia il suo gesto, ma confesso la fatica a trovare tra le definizioni quella che meglio si adatti a un simile gesto: non è ardimento, né sprezzo del pericolo, non è audacia, non è nemmeno la coerenza tra pensiero e azione che questa donna pure ha dimostrato nel corso di un lungo e appassionato servizio al Paese.
E allora che cosa è, come definirla se anche il dizionario tradisce? Provo con dignità, che nella fattispecie significa rifiuto ad accucciarsi di fronte all’ignoto che ci travolge qui e ora. Quella rivolta interiore che Vidas ben conosce e fa dire a ogni essere umano colpito da un male che pretenderebbe di abbatterti all’istante: no, non ci sto.
Umberto Veronesi, nel bellissimo scritto apparso su Repubblica di martedì 13 gennaio, ricorda la frase che Emma Bonino ha rivolto a tutti i malati di tumore, una sorta di summa del suo pensiero umano e politico:
Io non sono il mio tumore e voi non siete la vostra malattia. Siamo persone e dobbiamo sforzarci di vivere liberi fino alla fine.
Ecco che cosa significa coraggio. Per una volta ho dimenticato che, prima di sfogliare l’amato dizionario, dovevo sfogliare l’album di famiglia di Vidas. Il coraggio è rivendicare in ogni istante dignità e valore ovvero gli irripetibili valori che reca in dote l’essere umano, contro ogni luogo comune, a dispetto di ogni tabù e d’ogni male. Per una vita intera come per un istante.
Il coraggio di Emma è un messaggio per tutti noi: “Volevo trasmettere un po’ di forza”.
Missione compiuta.