“Il Profeta” è un balsamo per l’anima, un concentrato di saggezza che risponde ai quesiti fondamentali dell’esistenza tanto quanto agli avvenimenti del quotidiano. I versi con cui Kahlil Gibran descrive ogni piccolo e grande passaggio della vita si insinuano attraverso la mente nel profondo del cuore e lì rimangono.
Gli insegnamenti di questo libro, a 90 anni suonati dalla pubblicazione, sono più attuali che mai. Non mancano di alleviare i momenti più bui, come quelli che sperimenta chi è messo alla prova dal dolore, e allo stesso tempo accecarci con squarci di luce parlando della gioia e dell’amicizia.
Ma prima di ogni cosa, prima di qualunque altro argomento, il Profeta parla dell’Amore. Non è un amore idealizzato, come quello romantico dipinto in punta di pennello da tanta letteratura. È l’amore come esperienza totalizzante che come «v’incorona, così vi crocifigge». È l’amore di un marito verso la moglie, certo, ma anche quello della madre per il figlio e della figlia per il padre, del medico per il malato e del sofferente verso chi allevia le sue pene.
Mi sembrano dunque i versi migliori da dedicare a tutti noi, invitandovi – se lo vorrete – a leggere il libro e farmi conoscere i vostri passi preferiti:
L’amore non dona che se stesso e non prende nulla se non da se stesso.
L’amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l’amore basta all’amore.
[…] E non pensate di poter condurre l’amore, poiché è l’amore che, se vi trova degni, condurrà voi.