Sintomi riconoscibili, un progressivo peggioramento e nessun rimedio. Di cosa stiamo parlando? Dell’invecchiamento! Anche se sembrerebbero proprio le caratteristiche di una malattia inguaribile. La domanda dunque è la seguente: l’invecchiamento è una malattia? Ad oggi la risposta è no, ma non per questo è necessariamente la risposta corretta! L’invito a cambiare prospettiva sulla terza età è già stato mosso da diversi scienziati, ma qual è la cosa giusta? Scopriamone di più!
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C’è una semplice verità che, probabilmente, nel corso del tempo tendiamo a dimenticare: siamo esseri viventi. In quanto tali, abbiamo un ciclo di vita: nasciamo, ci nutriamo, cresciamo, ci riproduciamo e moriamo. Chiaramente l’ultima parte non ci piace, ma la corsa a non invecchiare mai altro non è che una fuga dalla morte. E non è una scoperta dei giorni nostri!
Il mito di Eos e Titone, ad esempio, ci insegna cheimmortalità ed eterna giovinezza non sono la stessa cosa. La dea Eos, perdutamente innamorata di Titone, chiese a Zeus il dono dell’immortalità per l’amante, dimenticandosi però di chiedere che restasse eternamente giovane. Titone, dunque, ricevette il “dono” di un’eterna vecchiaia, da cui lo salvò la pietosa amante trasformandolo in cicala.
Alla medicina si chiede dunque ciò che Eos ha chiesto a Zeus. È vero, gli innumerevoli progressi della scienza e della medicina hanno allungato in modo impressionante la durata della vita media, che nell’ultimo secolo è pressoché raddoppiata, almeno nei paesi occidentali. Ma il prolungamento della vita, che la cronicizzazione di molte malattie ha reso possibile, non è sempre sinonimo di migliore qualità della vita. Siamo dunque sicuri che sia la scelta giusta?
Secondo gli scienziati sì.
Ad oggi l’invecchiamento non è considerato dai governi e dalle autorità sanitarie di controllo come una malattia, ma semplicemente come una normale e naturale condizione della nostra esistenza. Tuttavia, secondo alcuni scienziati, è sbagliato non considerarlo come tale: cerchiamo di capire il perché.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità aggiorna periodicamente un documento chiamato International Classification of Disease (ICD), utilizzato dalla comunità scientifica internazionale per diagnosticare e trattare le patologie, ma anche per comprendere le cause di morte nel mondo e per pianificare interventi di prevenzione. Alcune delle patologie associate all’invecchiamento sono inserite in questa classifica e, dunque, vengono studiate, ma tutte le altre no.
La richiesta degli scienziati sta proprio in questo: se ogni disturbo associato all’invecchiamento venisse classificato come malattia, la scienza investirebbe denaro e tempo nel cercare soluzioni per curare, o quanto meno per ridurre i sintomi, della vecchiaia.
Ma probabilmente la vera domanda che dobbiamo porci è un’altra: perché in Italia ci interroghiamo sull’invecchiamento come malattia? Ce lo spiega chiaramente l’autore di questo articolo pubblicato da VD News. Ci poniamo questo quesito perché siamo il primo Paese nel mondo in cui la popolazione over 65 è più alta della popolazione under 15. La scarsa natalità comporta degli effetti dannosi a lungo termine: va progressivamente a erodere la componente attiva che nel Paese produce ricchezza e che consente il funzionamento (e il finanziamento) del welfare pubblico.
Le risorse che sempre di più servono agli anziani, infatti, vengono ridotte sulle misure economiche destinate ai giovani, come l’inserimento di questi ultimi nel mondo del lavoro, gli asili nidi, l’agevolazione dell’occupazione delle donne con figli. Tutti fattori che rendono impossibile alle giovani coppie di oggi allargare la famiglia. Basti pensare che negli anni del boom economico, in Italia, una donna partoriva in media 2,5 figli. Ora, invece, ci attestiamo su una media di 1,3 figli per donna. Dunque, tornando a noi, in conclusione possiamo sostenere che l’invecchiamento è una malattia? A voi la parola!