Per riuscire a lasciare qualcuno (o qualcosa) spesso abbiamo bisogno di un ultimo incontro, un saluto che ci fa nello stesso tempo prendere coscienza del distacco. Sapere che è l’ultima volta cambia molto le cose.
È il senso umano della fine e del principio, un momento saliente, quasi un rituale. Il più semplice forse dei riti di passaggio per incamminarsi verso il proprio destino, cioè per voltarsi, abbandonare e da lì in poi “fare a meno”.
Ci sono casi in cui lasciarsi è veramente doloroso, come quando si dà il saluto finale. Chi sta morendo ha bisogno di vedere per l’ultima volta chi ama o ha amato. Chi assiste i malati in fin di vita sa quanto spesso accade che non si abbandonino alla morte – non è solo un’impressione, è un dato reale – finché non è arrivato a salutarli un figlio o una persona cara che vive lontano. Ed è oltremodo struggente assistere alla dolorosa “non-attesa” di chi sa che non rivedrà più i famigliari con cui non ha più rapporti da tempo a causa di un litigio.
Se nei rapporti umani restano aspetti non risolti molto importanti non possiamo serenamente andare avanti. Se restiamo malamente agganciati al passato non riusciamo a lasciarci andare a ciò che accade oggi e nemmeno a morire serenamente.
Non è però solo in momenti così radicali che occorre rivedere qualcuno, sono tante le situazioni in cui potremmo testimoniarlo: non è forse capitato a ognuno di noi?