Il presidente della Fondazione Mario Usellini è stato accanto a Giovanna Cavazzoni dalla nascita di Vidas e con lei ha contribuito a crearla. Così ricorda l’amica e gli inizi intensi e appassionati, nel primo dei tre racconti che segnano le tappe fondamentali della nascita dell’Associazione.
Cara Giovanna, era la primavera del 1982. Mi chiama Mario Bassani, allora Vicepresidente dell’Istituto dei Tumori. Mi chiede di vederci con una sua amica che vuole realizzare un sogno: eri tu, Giovanna, l’amica.
Ci incontriamo di sabato mattina nel mio ufficio. E tu Giovanna mi spieghi e mi illustri la tua idea, sollecitata anche da Veronesi: realizzare un progetto di assistenza gratuita per malati terminali, vista la totale assenza della sanità pubblica e della medicina ufficiale che rifiuta la cura a questi malati perché inguaribili.
Le tue parole, la passione con cui esponi la tua idea, sono commoventi e coinvolgenti. Il progetto mi entusiasma e preparo rapidamente lo statuto mentre con te, Giovanna, definiamo l’identità, chi siamo: “Volontari Italiani Domiciliari per l’Assistenza ai Sofferenti”. Nasce così, dalle iniziali, il nome della associazione: VIDAS.
Insieme, Giovanna, cerchiamo amici e conoscenti sensibili ai temi ai quali abbiamo deciso di dedicarci. Troviamo facilmente l’adesione di persone attente ai bisogni di chi vive momenti di solitudine nel dolore. Siamo in 19, e voglio ricordarli così come sono indicati nell’Atto Costitutivo, perché sono stati le fondamenta sulle quali è stata costruita VIDAS: Urbano Aletti, agente di cambio, Anna Bartolini, avvocato, Mario Bassani, avvocato, Maria Grazia Bevilacqua, giornalista, Alessandro Bianchi, giornalista, Diana Bracco, dirigente, Teresita Camagni Hangeldian, pubblicitaria, Giorgio Caniato, cappellano carceri San Vittore, Giovanna Cavazzoni, libera professionista, Alberto Falck, industriale, Francesco Faletti, magistrato, Franco Ferrante, magistrato, Virginio Floriani, industriale, Franco Gerelli, avvocato, Antonio Magnocavallo, avvocato, con la moglie Nora del Torre, casalinga, Roberto Tiberi, dirigente d’azienda, Mario Usellini, imprenditore, Giuseppe Vigorelli, dirigente di banca.
Nasce così, il 28 maggio 1982, con atto pubblico del notaio Lodovico Barassi, per iniziativa dei 19 Soci Fondatori, l’associazione “Volontari Italiani Domiciliari per l’Assistenza ai Sofferenti, VIDAS”. Il primo Consiglio Direttivo è composto da Diana Bracco, Giovanna Cavazzoni, Loredana Carbone Floriani, Mario Bassani, Alberto Falck, Antonio Magnocavallo e Mario Usellini.
L’Assemblea dei Soci Fondatori nomina Mario Usellini, Presidente, Giovanna Cavazzoni, Vicepresidente, e Giuseppe Bernoni, Revisore dei conti.
L’inizio non è facile ma il segno del destino ci accompagna: un donatore, più volte presente con il suo sostegno, di cui dirò, ci concede l’uso gratuito di un locale in viale Piave, destinato in precedenza ad un night club (!). In effetti il locale, composto di un piccolo ingresso sulla via e da un seminterrato, è completamente verniciato di nero fumo: lo facciamo ridipingere di bianco e abbiamo una sede.
Il progetto ora prende forma. Viene definito un modello assistenziale che farà scuola. L’assistenza ai malati terminali è problematica e coinvolge aspetti fisici e psicologi della persona. In VIDAS essa viene svolta da una équipe interdisciplinare integrata formata da volontari, medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi, fisioterapisti, operatori dell’igiene e terapisti occupazionali. E inizia la ricerca dei primi volontari anche nelle attività professionali. Ricordo Luigi Valera, psicologo, Marisa Cruccu, assistente sociale, Luigi Ghisleri, volontario, Massimo Vaghi, medico, Gabriella Bini, infermiera, e i molti altri che li hanno seguiti dedicando ai malati assistiti da VIDAS tutta la professionalità e l’umanità di cui erano capaci.
Un punto resta fermo e scolpito: qualunque attività di assistenza sarà svolta senza fini di lucro e in condizioni di assoluta gratuità perché VIDAS è uno strumento nelle mani dei donatori che vogliono sostenere questi obiettivi di tutela di persone sofferenti.
Il nostro modello assistenziale prevede che la équipe, che prende in carico il malato, lo assista 24 ore su 24. Non c’è quindi la rotazione dei volontari, dei medici, degli infermieri e degli altri operatori della équipe, come avviene negli ospedali. Questa scelta ci obbliga a prendere la decisione di affiancare ai volontari figure professionali collegate a VIDAS con contratti di lavoro autonomo. Vengono messe a disposizione dei malati le professionalità più qualificate per la assistenza con cure palliative e per la terapia del dolore.
Tu, Giovanna, sei instancabile, lavori giorno e notte. Spesso ti fermi nella piccola sede e dormi su un divanetto. Per raccontare gli anni, 34, di questa tua incessante e diuturna attività e dedizione agli altri, basta ricordare che sono oltre 30mila le persone assistite da VIDAS, persone che soffrono, la cui vita è al termine e che hanno tanto bisogno di assistenza e di attenzione umana per uscire da una solitudine che spesso si verifica anche nell’ambiente familiare.