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Paolo ha 44 anni, una compagna che ama, due figli stupendi.
Ha anche una grandissima passione per lo sport, soprattutto per l’arrampicata.
Suo papà Michele non vede di buon occhio questo suo hobby, è un po’ ansioso, e per questo motivo Paolo lo chiama sempre quando torna dalle sue avventure in montagna. Finché un giorno non lo chiama più.
Un incidente pone improvvisamente fine alla vita di Paolo. E apre una voragine, con la quale Michele, sua nuora e i suoi nipoti dovranno imparare a convivere.
Nicoletta è la compagna di Michele e per lei quella voragine non è un luogo sconosciuto. Ci si era affacciata tanti anni fa, quando un malore porta via suo marito Antonio in poco meno di 30 minuti, alterando per sempre il corso della sua vita,
Quando la morte accade improvvisamente c’è un prima e c’è un dopo molto netto. Cosa possiamo farcene di quella voragine creatasi dal nulla? Ha senso provare a riempirla? È possibile farlo? C’è un modo per riuscire a restare semplicemente affacciati?
Nella terza puntata di L’unica cosa certa parliamo con chi si è posto queste e altre domande, e ha provato a dargli una risposta.
Quando la morte arriva improvvisamente, il mondo si ferma in un istante.
Non c’è il tempo per prepararsi, per dirsi addio o per chiudere il cerchio. Si passa da un prima a un dopo in una frazione di secondo, spesso segnato da una telefonata o uno squillo di campanello che diventa uno spartiacque nella vita. Questo elemento, la brutalità dell’improvviso, trasforma la perdita in un vero e proprio trauma, lasciando le persone intrappolate in quel momento terribile.
Lo shock non permette alla mente di elaborare immediatamente l’accaduto, e il ricordo continua a riemergere sotto forma di immagini o pensieri intrusivi, riportando indietro l’individuo a quel tragico istante, come se lo stesse rivivendo ancora e ancora.
Per aiutare chi ha subito una perdita improvvisa, il primo passo è affrontare proprio quel momento traumatico che si ripresenta incessantemente. Tecniche come l’EMDR vengono utilizzate per aiutare le persone a distaccarsi dal ricordo di quell’istante, permettendo loro di procedere verso l’elaborazione della perdita.
In questi casi, i sensi di colpa sono spesso più forti, legati a questioni irrisolte o all’impossibilità di salutarsi. Non c’è stato un periodo di malattia in cui la mente potesse prepararsi, rendendo il percorso del lutto ancora più difficile e doloroso. Tuttavia, anche in queste situazioni, il lavoro con la persona si concentra sull‘individuare risorse che le permettano di reintegrare nella propria vita l’assenza di chi non c’è più.
Perdere una persona cara è un’esperienza che mette a dura prova il cuore e la mente. Per questo, dal 1982, tra i nostri servizi c’è anche quello che ci vede impegnati al fianco di chi affronta il difficile percorso dell’elaborazione di un lutto.
Offriamo supporto empatico e professionale e accompagniamo nelle diverse fasi che seguono la morte di una persona cara, con servizi mirati, interventi personalizzati e la promessa di esserci sempre.