Lentamente torniamo alla normalità, ma sono ancora giorni in cui in ogni dove, dai tg alle edicole sotto casa, il Coronavirus la fa da padrona. Anche le nostre attività, naturalmente, sono state oggetto delle misure imposte da Regione Lombardia, ma il servizio non può fermarsi per nessun motivo, nemmeno quando a svuotarsi sono le strade, le metropolitane, i bar e ogni luogo di ritrovo.
In questo clima quasi post apocalittico Marco, uno dei nostri volontari, conosce Isabel in Casa VIDAS, “mentre vegliava nella penombra il suo compagno Carlos. Mi ha raccontato la loro storia un po’ in inglese e un po’ in spagnolo, senza mai lasciargli la mano. L’ho ascoltata in silenzio per tutto il tempo, tranne che per chiederle di spegnere il cero che gli aveva acceso accanto, per evitare che si attivasse l’allarme anti-incendio a disturbare la loro quiete”.
La loro storia gli richiama subito alla mente quella narrata da Gabriel Garcia Màrquez in “L’amore ai tempi del colera”, del resto anche qui siamo nel bel mezzo di una epidemia. Ma non è quello a risvegliare questa connessione, bensì un passaggio che dice “Dopo 53 anni 7 mesi e 11 giorni, notti comprese, il mio cuore si è placato, e io ho scoperto, con mia grande gioia, che è la vita e non la morte a non avere confini”. Ed ecco che Marco, posato il libro, prende in mano la penna e scrive loro una lettera che non spedirà mai, per fissare questo incontro nella sua memoria e ora anche per regalarlo a noi:
“A voi ragazzi non è stato concesso tutto quel tempo, ma ve ne siete fatti bastare molto meno.
Otto anni, avanti e indietro tra l’Italia e la Spagna, così lontano da casa vostra.
Il destino di molti, una terra nuova per vivere, una lingua nuova per parlare, un nuovo lavoro e nuove persone, e la tentazione costante di dimenticarsi l’uno dell’altra e guardare oltre.
Ma durava poco, ogni volta era adesso basta, ogni volta ritornavate insieme, ogni volta doveva essere mai più, ogni volta era per sempre.
Quando poi, un giorno, Carlos è inciampato, è arrivata la malattia, ha smesso di credere di rivederti, tanto era il tempo passato.
E invece tu Isabel sei riuscita, una volta ancora ma quasi per caso, ad acchiapparlo al volo, per regalarvi quel tempo rimasto e l’illusione di guardarsi e di ascoltarsi.
Mentre giù in strada molti cominciavano ad affannarsi tra mascherine e provviste come se stesse per davvero arrivando il colera, in quelle poche, ultime, ore, a voi due ragazzi non ha fatto caso quasi nessuno.”