“Nulla sarà come prima. C’è stato un prima e ci sarà un dopo Covid, ma tutto sarà profondamente trasformato,” ci racconta Emanuela, l’infermiera di VIDAS alla quale abbiamo chiesto come sta andando l’assistenza ai malati a domicilio in questo periodo.
“Le limitazioni ci sono ancora. La questione della mascherina dal punto di vista comunicativo è ancora tanto tanto limitante. E questo è sicuramente un aspetto.
Poi c’è l’altra questione, quella del tocco.
Stamattina in una conferenza dicevano che mentre si può guardare senza essere visti non si può toccare senza essere toccati. L’esperienza del tocco è un’esperienza reciproca e io mi accorgo che ho ancora paura delle persone: sia paura di trasmettergli qualcosa, sia di prendermi qualcosa. Per quanto io sia attenta nel seguire le procedure e mi lavi le mani molte volte, mi rimane questa sensazione di paura.
“Non si può mai veramente sostituire un abbraccio, ma puoi esserci in altri modi: la voce diventa uno strumento fondamentale nel nostro lavoro e così la prossemica. Tengo la mascherina, prendo ogni precauzione, ma le persone non possono essere lasciate lì da sole. Altrimenti hai proprio la sensazione di abbandonarle, sia i pazienti sia i familiari che vivono con loro e affrontano ogni giorno questa situazione.
Osservando il lavoro di Emanuela ci rendiamo conto che la capacità di esserci dei nostri operatori, nonostante le limitazioni e i rischi ancora presenti, oggi è ancora più importante.
Perché anche nell’incertezza di ciò che stiamo vivendo, la nostra priorità resta prenderci cura delle persone ed è la ragione per cui tutti insieme andiamo avanti.