“Così è la vita”, mai titolo più azzeccato. Il libro di Concita De Gregorio è un cammino tra ricordi di vita personale, film, libri, saggi, testimonianze in cui si parla di addii, dei tanti modi di dire addio. Una scrittura leggera, lieve, mai soffocante che sembra portare il lettore in una galleria di quadri, immagini di memorie che possono appartenere ad ognuno di noi.
La storia del carrubo l’ho imparata quando è passato un mese dalla morte di Elvira e allora i figli hanno riaperto le finestre delle case a lutto e ci hanno chiamati tutti – gli amici e i parenti – perché tornassimo al baglio di Marina di Ragusa. Per far rivivere la casa e l’amato giardino, per far passare il vento, perché potessimo raccontarci ciascuno la storia di lei, ché ognuno ne porta un tassello, per ricucire la trama dei ricordi e festeggiare la vita.
Un descrivere caldo e appassionato su come possono essere diversi i vissuti e i modi per dirsi addio. Addii detti a chi ci lascia per sempre, ma anche a chi parte per un viaggio, a un amore finito, alla casa della tua infanzia, agli oggetti di bambina, ai nostri sogni, alla giovinezza. Un aspetto quest’ultimo che l’autrice riprende più volte negli ultimi racconti, a sottolineare l’incapacità, frutto della nostra epoca, di vivere il passare degli anni sul nostro corpo come un fatto naturale.
Il volto di un vecchio racconta la sua vita: cosa è stato, cosa avrebbe potuto essere, quali occasioni ha colto e quali ha mancato, che ricordi, che rimorsi. Cancellarne i segni, fissare artificialmente sul corpo un eterno presente significa fermare la vita a un giorno e cancellare la storia. Ogni mattina identica, sempre uguale da capo. Il chirurgo, l’elisir di lunga vita, la pasticca dell’eterna giovinezza, l’età percepita. Un trucco. Se non c’è ieri né domani sul viso finirà per non esserci nella mente e nell’anima.
Un libro che celebra la vita a partire dalla morte con una visione laica e che non dimentica i bambini, protagonisti frequenti di tanti racconti e spesso interlocutori “dimenticati”. Parlare ai bambini anche della morte, chiudendo il cerchio, costituisce un fondamentale momento di crescita.
Buona lettura.