“Penso molto a lui, alle difficoltà che sta vivendo e all’aiuto che non riesce ad accettare,” è così che Paolo Crippa, infermiere di VIDAS, ricorda un paziente che ha assistito al domicilio nel contesto del nuovo progetto sperimentale “CCF”, dedicato a quelli che sono considerati pazienti Cronici-Complessi-Fragili. Lo chiameremo Giovanni.
“Il Signor Giovanni ha 68 anni, un’età in cui la qualità della vita può essere ancora molto alta, ma diverse patologie gli rendono difficile fare attività semplici come cucinare o andare in bagno. Giovanni è anche una persona molto sola, e come lui moltissimi altri pazienti.”.
Il Covid ha fatto emergere una realtà già esistente ma poco visibile, quella dei pazienti che vivono in solitudine.
“Giovanni faceva fatica ad accettare le sue limitazioni fisiche, si vergognava a dover chiedere aiuto. Qualcuno potrebbe anche pensare ‘ti viene offerto un servizio gratuito e non lo stai apprezzando’, ma la verità è che prima di tutto un malato è una persona, che ha una dignità – e perdere la dignità è la cosa peggiore, ci abbatte completamente. Bisogna entrare in un difficile processo di accettazione delle proprie limitazioni: un percorso lungo, che chiede anche tanto supporto.”
Non possiamo lasciare soli i pazienti come il signor Giovanni.
Il giorno 11 febbraio è la Giornata Mondiale del Malato, un’occasione per ricordare che chi convive con una malattia è prima di tutto una persona, che ha diritto di mantenere la sua dignità sempre, fino alla fine.