Forse non tutti conoscono il motivo per cui la Giornata Nazionale delle Cure Palliative cade proprio l’11 novembre, giorno della festa di San Martino, a cui è anche dedicata la celebre poesia di Giosuè Carducci. Il punto di congiunzione sta nell’etimologia del termine “pallium”, che significa mantello, simbolo di protezione, da cui deriva la dicitura “palliative” per indicare le cure rivolte ai malati inguaribili.
La tradizione cristiana ci ha tramandato la storia di San Martino, nato nel 317 in Sibaria (attuale Ungheria), ma ben presto trasferitosi con i genitori a Pavia, dove venne presto educato a diventare un soldato dell’esercito romano. Martino fece carriera nelle armi e rimase nell’esercito per oltre 20 anni. Solo all’età di 40 anni decise di farsi monaco, lasciando definitivamente la vita militare. Nel 371 divenne vescovo di Tours e morì l’08 novembre 397, ma solo tre giorni dopo, l’11 novembre appunto, la sua salma raggiunse la città del suo vescovato.
San Martino è da sempre ricordato per la sua grande generosità, in particolare per la sua protezione nei confronti delle classi sociali più povere. Ci sono almeno due aneddoti della sua vita che ci riconducono al termine “palliativo” e che possono spiegare perché la Giornata Nazionale delle Cure Palliative ricade proprio nel giorno dedicato a questo Santo. Il primo riguarda la ben nota leggenda del mantello di San Martino, secondo la quale Martino, quando era ancora un soldato, non esitò a tagliare con la spada il suo mantello per donarne una metà ad un povero viandante; il secondo aneddoto invece ha a che fare con la sua vita da abate. Generoso com’era, Martino aveva ordinato di attaccare sul portale del monastero un cartello di benvenuto con la scritta
“Porta patens esto. Nulli claudatur honesto”
ovvero
“La porta sia aperta. A nessuna persona onesta sia chiusa”.
Il malcapitato incisore la riscrisse mettendo il punto dopo “nulli” e non dopo “esto” e così l’iscrizione divenne:
“La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste”.
Per tale errore il buon Martino venne licenziato, pertanto da allora si dice “per un punto perse la cappa” ovvero il mantello, simbolo della sua carica, per indicare una perdita importante causata da una banale disattenzione.
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
Con questi versi inizia la famosissima poesia di Carducci del 1883, dedicata proprio a San Martino, celebrato l’11 novembre, giornata tradizionalmente dedicata ai festeggiamenti per la maturazione del vino nuovo.
Tra le tante poesie studiate e poi dissoltesi nella memoria adulta, c’è una ragione per la quale il San Martino del Carducci si è impressa nelle nostre menti e non se ne andrà mai. Forse per quel linguaggio semplice e diretto, forse perché tristezza e gioia, burrasca e festa vanno a braccetto in poche righe. Vita e morte che osserviamo attraverso quegli stormi di uccelli neri che ci lasciano per aprire la speranza di un nuovo giorno.
Proprio come San Martino, tutti i giorni gli operatori VIDAS sono impegnati a proteggere con il loro mantello invisibile tutti i malati inguaribili che necessitano di cura e assistenza, sia a domicilio sia in hospice. Ecco perché non poteva esserci giornata migliore dell’11 novembre per celebrare insieme la Giornata Nazionale delle Cure Palliative, anche attraverso la campagna VIDAS #datemiunmantello che, per il secondo anno consecutivo, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di queste cure, invitando tutti a postare sui propri profili social una foto o un video mentre indossano un mantello, preferibilmente rosso VIDAS, accompagnandoli con l’hashtag #datemiunmantello e sfidando gli amici a fare altrettanto. Numerosi sono i vip che hanno già aderito all’iniziativa e siamo certi che molti altri si uniranno ancora.