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L’alto contatto, la marsupioterapia e lo skin-to-skin possono essere messe in atto anche per i bambini con bisogni cronico-complessi e negli ultimi momenti di vita. Solitamente il contatto fisico è richiesto spontaneamente dai genitori e dal bambino. Il nostro supporto consiste nell’offrire sostegno in contesti estremamente fragili e nel rendere possibile l’alto contatto anche in presenza di device altamente invasivi, senza compromettere la sicurezza del piccolo, anzi: sono molti i benefici del Babywearing applicato al setting di Cure Palliative Pediatriche.
Dal punto di vista clinico, ad esempio, è possibile osservare una regolarizzazione del respiro, un rallentamento dei battiti del cuore, il contenimento del dolore e un miglioramento del controllo della temperatura corporea (anche in caso di febbre). Dal punto di vista psico-sociale, invece, il bambino ed il genitore soddisfano il loro bisogno di contatto e prossimità.
Il piccolo ritrova il contenimento e la pace che ha percepito precedentemente nel grembo materno, come se facesse ritorno ad una base sicura.
La prima cosa che viene fatta è valutare il bambino e capire se può essere spostato e messo in determinate posture, perché non è scontato. La maggioranza dei bambini, anche con presidi invasivi, possono essere mobilizzati, spostati e posturati. Il problema principale è proprio quello di gestire la presenza di device che potrebbero essere d’intralcio – ad esempio, mettendo in difficoltà il genitore, che fa fatica a posizionare il bambino da solo. Il device deve sempre rimanere in sede, o potrebbero esserci complicazioni. La mobilizzazione infatti dev’essere fatta in un certo modo e insegnata al genitore, che solo dopo essere stato istruito dallo staff di Casa Sollievo e sotto la nostra supervisione può provare da solo.
In fascia il bambino è tenuto in un ambiente avvolto, caldo e molto a contatto con il genitore; in braccio non ha la stessa sensazione. Ad esempio, nel caso di un bambino con un presidio tipo sondino, una volta posizionato il bambino e adattato il device, la fascia consente di mantenere fermo il bimbo nella posizione giusta e consente al genitore di passare diverso tempo con il bambino addosso senza la paura di muovere i presidi o che possa succedere un evento avverso.
Sì, nel senso che il bambino può anche essere tenuto in braccio in posizione culla, ma oltre a essere scomodo e a non essere posto nella posizione pancia-pancia con il genitore, il tipo di posizionamento non è lo stesso e il device dev’essere tenuto fermo in sede con il genitore immobile. Non è la stessa cosa che essere messo in una fascia e magari anche spostarsi. È capitato che un bambino tracheo-ventilato uscisse dalla stanza indosso alla mamma e che così potesse esplorare l’ambiente circostante, guardare fuori dalla finestra della sala grande di CSB, stare al sole, andare sul terrazzo etc… anche con i presidi, il ventilatore e tutto quanto. La madre non pensava che sarebbe mai stato possibile e invece ce l’abbiamo fatta!
Ricordo con emozione un altro episodio che dimostra come con il Babywearing noi operatori possiamo rispondere ad un bisogno profondamente umano.
Avevo già in mente di proporre questa attività alla famiglia di una piccola paziente, ma la mamma mi ha anticipato. Sapendo che avevo dimestichezza con le fasce, è venuta da me, tirando fuori dalla borsa un lungo lembo di colore grigio chiaro: “Mi hanno detto che posso chiedere a te. Ho desiderato da sempre portare la mia bambina in fascia, accompagnarla a vedere le montagne, ma pensavo non fosse possibile farlo, tu potresti aiutarmi?” Aveva comprato quella fascia durante la gravidanza, prima di sapere che la situazione sanitaria della sua bimba sarebbe stata così complicata, una volta scoperta la diagnosi l’aveva messa via.
Mi ha chiesto se potevo darle una mano, con la speranza di mettere in atto qualcosa che sia era immaginata, ma che non aveva più potuto fare.
Aveva il desiderio di portare la sua bambina in montagna e fare una piccola passeggiata, ma aveva completamente escluso questa possibilità. Invece, dopo aver valutato la bambina, abbiamo deciso che si poteva fare! Le ho fatto il corso di formazione, facendole vedere come mettera la bimba al sicuro nella fascia: prima l’ho posizionata io, poi ha imparato da sola. E così quando la bimba è stata dimesso al domicilio, la mamma ha usato la fascia e l’ha portata a vedere le montagne, come aveva tanto voluto.
Ho sentito di aver reso un piccolo sogno possibile, non capita spesso perché l’ambito del babywearing è ancora poco conosciuto dalle mamme, ma quando succede è bellissimo.