“Il ricordo più lontano? L’ingresso in Casa VIDAS, dove abbiamo accompagnato la mamma, pochi giorni prima che morisse. Era il 2007. Lei non era più cosciente ma il modo in cui siamo stati accolti, anche noi, ci è rimasto impresso. L’umanità del personale, attento e competente, gli ambienti, luminosi e accoglienti, le chiacchiere scambiate, distesamente, hanno reso quei pochi giorni sereni. Abbiamo deciso, da quel momento, di dare un piccolo contributo annuale, per garantire la stessa professionalità e umanità a tutti i pazienti accolti nella struttura e alle loro famiglie”.
Massimo è un uomo pacato e lucidissimo. Con la moglie, Patrizia, hanno voluto disporre un lascito a favore di VIDAS, due anni fa. “Ci è sembrato così normale. Conoscevamo lo strumento del testamento solidale e abbiamo scelto di sostenere quattro associazioni. Abbiamo anche destinato ad alcuni amici di nostra figlia, scomparsa in un incidente stradale, un aiuto economico perché, prima o poi, potrebbero averne bisogno”.
Massimo e Patrizia si sono sentiti chiamati a contribuire direttamente perché hanno conosciuto la serietà di VIDAS e desiderano che le cure da loro stessi ricevute non vengano a mancare ad altri. “Abbiamo fatto esperienza della morte e, invecchiando, vogliamo ‘sistemare’ le cose. Siamo eredi l’uno dell’altra e, quando entrambi non ci saremo più, desideriamo che chi fa del bene possa continuare a farlo. Ci piace l’idea di poter dare ai nostri beni la giusta destinazione, in favore di chi potrà impiegarli per rispondere ai bisogni dei più fragili”.
Nel corso dell’intervista, Massimo ha detto che, nella vita, “si perde un pezzo per volta, come in una partita a dama”. L’importante per loro, è di distribuirli bene, i pezzi, senza disperderli, avendo cura di moltiplicare il valore che si può generare con le proprie azioni.
Un lascito a VIDAS come scelta di coppia
Sono tante le coppie di coniugi che, come Patrizia e Massimo, scelgono di destinare un lascito a VIDAS. È importante che, nonostante il legame affettivo tra coniugi sia forte, ciascuno scriva di suo pugno esclusivamente le proprie volontà perché il testamento è un atto attraverso il quale la persona che lo redige può disporre solo per sé e per i suoi beni.