Tutti coloro che hanno subìto una perdita importante lo sanno bene: le ricorrenze acuiscono il dolore. E d’altro canto non potrebbe essere diversamente perché il valore simbolico delle ricorrenze, soprattutto il Natale in famiglia, è correlato all’importanza del non perdere la memoria e del rinnovare i legami affettivi. Cerchiamo insieme di capire quali valori sono associati alle ricorrenze e come elaborare un lutto per tornare a viverle con la serenità del ricordo e della memoria dei propri cari.
“Dottoressa, mi sembrava di stare meglio, ma adesso che arrivano le feste mi sento persa…
senza la mia mamma non è più Natale…”
Molto spesso le psicologhe VIDAS si sentono dire questa frase da figli e coniugi di persone che non ci sono più. D’altronde a Natale ci si ritrova tutti insieme, anche se nel corso dell’anno ci si è visti poco, a volte ci si ricongiunge nei luoghi di origine facendo magari lunghi viaggi. E quando i legami sono forti, questo periodo dell’anno può essere molto doloroso se è accompagnato da una perdita importante. In questo periodo la mancanza fisica di chi non c’è più diventa molto concreta a partire da qualche regalino in meno, all’assenza di piccoli riti, di cibi particolari, delle abitudini di casa.
“Adesso non c’è più nessuno che fa i tortelli. Lei aveva già 84 anni ma i tortelli con la zucca li faceva ancora a mano lei…la mia mamma non c’è più e i tortelli li dovremo comperare.”
O ancora:
“Cosa vuole dottoressa, adesso che mia moglie non c’è più si va tutti al ristorante, così non ci viene la malinconia. Lei preparava la tavola con la tovaglia rossa, i segnaposti con i babbi natali e poi addobbava la casa…”.
È vero: può essere tutto molto triste, soprattutto il primo Natale. Poi però, a mano a mano che il tempo passa, anche il dolore della perdita si fa più morbido, da chiuso e cupo si fa più aperto e meno denso.
Il lutto non si può elaborare in modo immediato: si tratta di un vero e proprio cammino in cui ci sono delle fasi che vanno sperimentate e sono molto naturali; se si percorrono con calma, si giunge al Natale successivo con il ricordo di chi non c’è più che, pur ammantato di malinconia, restituisce anche dolcezza. E così capita che si possa ricordare insieme il proprio caro narrando anche le cose divertenti, i difetti che tanto ci disturbavano, gli eventi particolari.
E ciò che si scopre è che, quando i legami sono stati importanti, la relazione con chi non c’è più rimane nel tempo, l’assenza fisica non è l’unica lente da cui guardiamo la perdita. Sentiamo che dentro di noi niente è andato perso e possiamo sperimentare gratitudine.
“Vede, dottoressa, mio figlio era così giovane… e la mia vita non sarà mai più la stessa. Ma i suoi amici li incontro ancora, a Natale mi fanno gli auguri. Si ricordano tutti di lui e allora la famiglia si fa più grande e non ti senti solo. Lui è sempre qui.”
Una madre che ha perso un figlio, una madre capace di sentirlo attraverso i figli di altre donne, un cuore che diventa più grande anche se è pieno di dolore. Anche questa è l’aria che si respira quando ci si occupa di bambini e ragazzi che muoiono. E chi lavora in cure palliative, come gli operatori VIDAS, ha il privilegio di ricevere ogni giorno da queste persone degli insegnamenti importanti sul vivere e sul morire, così da apprezzare ancora di più le piccole cose, a partire proprio dalla gioia del condividere il Natale in famiglia.