di Daniela de Benedetti, paziente del Long Day di VIDAS
In mezzo al frastuono della città, tra Io strombazzare dei clacson, si apre un cancello ed entriamo.
E all’improvviso, come per magia tutto tace. Ci incamminiamo, increduli, in un giardino da fiaba, dove si sentono solo gli uccellini che cinguettano, e il rumore dei nostri passi sulla ghiaia, tra lo stormire delle foglie accarezzate da un vento discreto.
Villa Necchi Campiglio ci accoglie così, secondo una tradizione prettamente lombarda, anzi proprio milanese, secondo la quale Io sfarzo à ‘nascosto’ all’interno di parchi meravigliosi, senza ostentazione esterna, con sobria opulenza.
Negli anni Trenta del Novecento l’architetto Piero Portaluppi aveva ricevuto dalle sorelle Necchi, Gigina, col marito Campiglio, e Nedda, I’incarico di costruire una villa nel cuore di Milano, senza Iimiti di budget. Il fratello delle due ragazze, Vittorio, aveva iniziato la produzione di macchine da cucire, le Necchi appunto, raggiungendo immediatamente un enorme successo, in ItaIia e all’estero. Così la famiglia Necchi Campiglio da Pavia aveva deciso di trasferirsi a Milano, ma occorreva una villa, appunto.
Ed eccola davanti a noi, nella sua bellezza inalterata nel tempo. Davanti ad essa una piscina, la prima privata a Milano (esisteva allora solo quella pubblica, la Cozzi) e, di fianco c’era il campo da tennis, ora trasformato in struttura per eventi. La villa infatti è stata donata al FAI dalle sorelle agli inizi degli anni Duemila. Ma è Io splendore degli interni a farci rimanere con la bocca aperta, dove marmi e legni preziosi, incantevoImente abbinati, oItre ad ascensori e porte blindate, assolutamente all’avanguardia per quei tempi, ci appaiono perfettamente inseriti nella leggiadria della villa. La ricchezza traspare dalle collezioni preziose, dai mobili, vero gioiello del luogo, dalle scale, famoso bigIietto da visita del Portaluppi.
Io mi incanto nella biblioteca, nel giardino d’inverno, fra gli arazzi della sala da pranzo e nel fumoir, mentre la nostra guida, Luciano, ci racconta di principi e nobili, ospitati nella villa. Ma sono i bagni a far sognare il gruppetto: gridolini di gioia, di piacere, vedendo l’eleganza dei marmi, degli specchi, dei lampadari. Stavamo scoprendo come la vita, in questo luogo, fosse semplicemente magnifica!
Ancora fantasticando, ci sediamo al piccolo bar del giardino, per un caffè, qualche aperitivo e gli immancabili selfie. Tanto per non dimenticare…