Ecco quello che ci ha scritto la nostra infermiera a domicilio. Le sue parole, l’affetto e il calore che emergono da ogni riga dimostrano quanto le persone contino più della malattia. Ogni paziente, con la sua sensibilità e la sua sofferenza, è sempre al centro delle cure, delle attenzioni e dell’affetto di tutti noi di Vidas e con il tuo aiuto possiamo garantire assistenza domiciliare anche a luglio e agosto, quando i malati gravi sono ancora più soli.
È strano, ogni volta che si avvicina il periodo estivo il ricordo di Maria ritorna, intenso.
Penso a lei, alla sua solitudine in quel piccolo appartamento alla periferia di Milano, zona Giambellino. Forse perché è stata una delle mie prime estati in Vidas, quando diventa prioritaria la definizione delle ferie con i colleghi e le colleghe, in modo che per tutto il periodo il servizio di accoglienza sia coperto e le prese in carico stiano nei tempi come sempre.
Sono le settimane più faticose, non solo per il lavoro che inevitabilmente aumenta, ma per quella sottile tristezza che ti accompagna ogni giorno nelle visite, spesso in case popolari dove povertà e tanta profonda solitudine sono lì ad attenderti.
5 agosto, il caldo è insopportabile, il cemento fuma e gli appartamenti in via Solari sono quasi tutti vuoti. Non è così in Giambellino, popolata anche in questo mese, zona tradizionalmente povera e abitata da molti immigrati.
Un aspetto positivo della città in agosto è la totale mancanza di traffico che per noi operatori non è cosa da poco. Così riusciamo a raggiungere più pazienti e soprattutto possiamo allungare un po’ i tempi di visita per far loro compagnia.
Il volto di Maria è scavato e in casa c’è solo il suo cane, un meticcio dolcissimo disteso accanto al letto della sua padrona sul pavimento di piastrelle per cercare un po’ di fresco. 46 anni e, sembra folle dirlo, una vita in solitudine.
Entrambi i genitori deceduti, nessun parente stretto, pochissimi amici, tra questi uno speciale: Fabio, l’amico d’infanzia che quando le condizioni si sono aggravate si è trasferito da Maria rimanendole accanto giorno e notte. Di lei, in quella stanza caldissima e piena di colori ricordo il suo sorriso, la sua tenacia, la grande dignità fino all’ultimo istante.
Con l’assistente sociale, la dottoressa e i volontari abbiamo rispettato la sua volontà di rimanere a casa, nella sua stanza colorata con Tubo. Proprio così, strano nome per un dolcissimo cane, trovato incastrato in una conduttura, un tubo per l’appunto, e abbandonato da persone senza cuore.
Il cancro se l’è portata via in un baleno: quattro mesi.
Tubo è stato adottato da Tommaso, un altro lavoratore estivo, ragazzo dolcissimo che da dog sitter è diventato amico caro, con una promessa mantenuta: a Tubo ci penso io.
Quando arriva l’estate penso a Maria e ai tanti pazienti che avrò l’onore di incontrare e curare nei caldi e deserti mesi estivi, quando la paura di rimanere soli li rende ancora più fragili e il nostro lavoro è ancora più importante.
In estate, più che in altri periodi dell’anno, sono felice di fare il mio lavoro.Luisa Carmagnola