“Mio papà Umberto ha 82 anni e un mieloma multiplo. Dopo 56 giorni di ricovero ospedaliero è tornato a casa con diverse difficoltà nel movimento e un deficit cognitivo. Era molto affaticato e ci riconosceva a stento. È stato preso in carico nell’ambito del progetto Cronici Complessi Fragili di VIDAS e dopo due mesi di assistenza al domicilio oggi sta meglio. Io e la mamma non riuscivamo a credere ai nostri occhi: non si è solo ripreso dal punto di vista fisico ma anche emotivo e cognitivo! Il dottor Gianmaria e l’infermiera Donatella sono entrati in punta di piedi nella nostra famiglia, con una valigia di professionalità, empatia e umanità”. Racconta Silvia, la figlia di Umberto.
Cambiamenti demografici come l’invecchiamento della popolazione e l’impoverimento del contesto socioeconomico oggi fanno registrare, nella sola Lombardia, la presenza di 325.000 anziani fragili. Un numero già molto alto, ma destinato ad aumentare nei prossimi anni.
L’emergenza causata dal Covid-19 ha ulteriormente evidenziato i bisogni di quei pazienti che definiamo come Cronici Complessi Fragili (CCF). L’assistenza a domicilio è una priorità, per evitare i rischi che comporterebbero le loro riammissioni in ospedale o gli accessi impropri al Pronto Soccorso.
Per far fronte al bisogno di una rete domiciliare di professionisti sociosanitari a tutela di queste persone, VIDAS ha lanciato un progetto innovativo e sperimentale: il Progetto CCF – Cronici Complessi Fragili, in partnership con l’Ospedale San Raffaele di Milano, prendendo in carico i pazienti dimessi dal reparto di Medicina Generale.
“Quando sono stata contattata dal vostro assistente sociale, che mi ha spiegato tutto il progetto CCF, non l’ho neanche lasciato finire di parlare. Ho detto subito di sì. Tant’è che quando mi ha chiesto ‘Ma non vuole prendersi del tempo per pensarci?’ gli ho risposto che non ne avevo bisogno, perché era proprio quello che volevo e cioè evitare l’ospedalizzazione,” continua a raccontare Silvia.
Riportare il luogo della cura dall’ospedale al territorio offre numerosi e concreti benefici che consentono di migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei familiari.
Il progetto CCF può contare su un‘équipe formata da medico, infermiere e assistente sociale. Tre figure fondamentali per garantire una risposta a tutti i bisogni del malato cronico, complesso, fragile, con la possibilità di attivare altri professionisti e volontari.
“Nel nostro caso l’assistenza è partita con la compresenza del medico e dell’infermiera una volta a settimana, poi si sono alternati per un lungo periodo. Adesso, visto il miglioramento delle condizioni, vengono ogni due settimane. Subito dopo le dimissioni è venuta anche una fisioterapista, perché papà si muoveva solo con il deambulatore e con molta fatica, non aveva neanche il fiato per stare seduto” continua Silvia.
Il Kit VIDAS per la telemedicina
Oltre alla disponibilità telefonica medico-infermieristica h24 e alle visite domiciliari in base alla necessità, il progetto CCF si avvale anche della telemedicina e del teleconsulto. “Abbiamo ricevuto il kit per la telemedicina, che utilizziamo per monitorare i parametri vitali e comunicarli al medico e all’infermiera. Il medico di base e l’ematologo fanno parte attiva di tutta la rete di assistenza e sono in contatto con noi e con gli operatori di VIDAS. C’è una triangolazione di informazioni.”
Entro il 2023 l’obiettivo – ambizioso – è riuscire a prenderci cura di 200 pazienti fragili al giorno, oltre ai 250 già seguiti in cure palliative.