di Barbara Rizzi
Medico palliativista e direttrice scientifica VIDAS
“Abbiamo proposto un laboratorio di medicina narrativa come strumento di formazione ma anche integrazione tra le diverse anime VIDAS.
Per un palliativista, in effetti, nella presa in carico diventano imprescindibili l’ascolto, il silenzio, lo stare con il paziente. Nella cartella clinica c’è la possibilità di scrivere e spesso, nelle note, si chiarisce qual è il significato che il paziente dà a un certo sintomo o a quel che sta vivendo, il modo in cui attraversa quello che gli accade.
Dare senso alla rappresentazione che il paziente ha di sé e della sua malattia implica un accesso al suo biografico.
Rita Charon ha saputo contestualizzare e dare un metodo andando oltre e includendo anche il biografico dei curanti, a cui ha offerto strumenti di auto-osservazione grazie alla scrittura, che aiuta a mettere a fuoco e elaborare situazioni, emozioni, vissuti. Ci ha affascinato, e convinto, la proposta di Christian che utilizza lettura e scrittura in forma efficace e coinvolgente, senza bisogno di possedere doti letterarie, quanto la disponibilità a stare nel gruppo e esprimersi in modo onesto.
Oggi VIDAS è una realtà composita e multiforme, che raccoglie così tante professionalità, sanitari e non, e tra i sanitari setting diversi, tipologie diverse di pazienti, si rischia di non conoscersi perché non ci si incontra mai. Allargando lo sguardo alle altre direzioni, comunicazione e raccolta fondi sono la voce che racconta VIDAS – per non citare che queste. Offrire uno strumento trasversale di formazione che potesse offrire la possibilità di darsi tempo.
Per riflettere su di sé, dare senso e significato alle cose, scoprire e dotarsi di uno strumento nuovo che è quello della narrazione, puntato sul biografico.
Il percorso di dieci incontri si è arricchito di tanti strumenti, letteratura, musica, arte, ascolto e scrittura guidata, con il patto iniziale e condiviso di mantenere la riservatezza così che le persone potessero mettersi in gioco con la propria umanità. È stato uno strumento di avvicinamento, messa in comune e, dove necessario, riconciliazione tra competenze e aree diverse”.
Questo articolo è stato pubblicato sul Notiziario di VIDAS.
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