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11.12.2023  |  Operatori

Per therapy nelle cure palliative: una carezza che capovolge il mondo

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Sempre più frequentemente si affronta il tema di una medicina “umana” che si ponga nei confronti del malato non in quanto tale ma come persona nella sua interezza: i sentimenti, le relazioni personali, tutto un insieme di fattori rende ogni paziente unico. Le cure palliative si occupano in maniera attiva e totale dei pazienti colpiti da una grave malattia.

La definizione di cure palliative è derivata dal termine latino pallium (il mantello che ti copre, ti protegge), sinonimo di assistenza (ad-sistere = “stare (seduto) accanto”), accoglienza e, più precisamente, adesione solidale e supporto ai malati e al loro nucleo familiare e affettivo, nonché sollievo al dolore.

Un ricordo della pet therapy

Lo stesso senso di sollievo dal dolore che può regalare il contatto con gli animali. Chiunque può rendersene conto, basti ricordare quanto si sta bene quando si gioca con un cane o si accarezza un gatto. Ecco perché, sempre di più, la pet therapy viene utilizzata come inestimabile supporto alle cure palliative.

Pet therapy: cos’è, a cosa serve, benefici

In Italia viene anche chiamata zooterapia o terapia assistita dagli animali. La pet therapy è una pratica terapeutica che si basa su un presupposto: l’interazione con animali domestici o addestrati migliora il livello di benessere fisico, emotivo, cognitivo e sociale delle persone. Detto in parole povere, il contatto con gli animali fa bene alla salute, anche delle persone che soffrono di una malattia inguaribile.

Cani e gatti sono gli animali che più di frequente vengono coinvolti in una pet therapy ma anche conigli, porcellini d’India e persino le galline possono dare il loro prezioso contributo. La pet therapy arricchisce la persona, permettendole di (ri)scoprire il rapporto con la natura, di sviluppare senso di condivisione e rispetto per gli altri, soprattutto di superare ansie e paure o, quantomeno, di alleggerirle, alleggerirle tanto.

I benefici per la salute sono stati dimostrati negli anni da diversi studi scientifici: la pet therapy riduce l’ansia, abbassa la pressione e il battito cardiaco, aumenta i livelli di cortisolo e di endorfine. Il contatto con gli animali, cioè, riesce a far stare bene le persone, a farle vivere meglio. Gli amici a quattro zampe hanno tanti sorprendenti effetti, anche solo sulla psiche dei pazienti.

Moka e Toffy: i primi amici della pet therapy in VIDAS

Ormai più di dieci anni fa (si era nel 2011), VIDAS ha cominciato un cammino con Silvia e Milo della Maith e l’arca di Noè degli animali. Il primo amore non si scorda mai e Moka e Toffy, i primi cani che sono entrati in casa VIDAS, hanno e avranno sempre un posto speciale nel cuore di operatori e volontari. Oggi, Moka e Toffy fanno a tutti gli effetti parte della grande famiglia VIDAS.

Le emozioni che ne sono scaturite le racconta proprio Silvia:

In hospice l’ambiente è accogliente, sereno, l’obiettivo è affermare la vita fino in fondo, con dignità. Dal 2011 con la nostra associazione Maith ci siamo affiancati a Vidas per intraprendere un progetto (allora) pionieristico di pet therapy a supporto delle cure palliative. Fin da subito l’approccio dolce di questa co-terapia è stato condiviso con l’équipe Vidas e a ogni incontro ci affiancano i volontari, gli OSS, i tirocinanti, tutto un grande gruppo multidisciplinare che ha come obiettivo il benessere di chi è in hospice.

Durante le attività, si avvicendano sia cani che conigli, porcellini d’india, gatti e c’è anche stato un progetto pilota con delle galline. La presenza degli animali in questo contesto aiuta a distrarre dalla malattia, a rendere piacevole l’ambiente. Gli animali ci insegnano a vivere il presente come unico momento veramente importante e a focalizzarci su di esso. Questo punto di vista è un supporto sia per i pazienti sia per i parenti che stanno assistendo i loro cari in un percorso di malattia.

Accarezzare un animale significa lasciarsi andare alla tenerezza, significa riscoprire il contatto fisico, il calore di un corpo che si rilassa accanto a noi. L’animale ha un odore che non è di “terapia”, di farmaci. Quando ci guarda non vede un corpo malato ma la persona, non giudica ma ci affianca incondizionatamente. Valvola di sfogo emozionale, attraverso un gioco di proiezioni, (meccanismo della proiezione), si trasferisce sul pet il proprio mondo interiore e i propri stati d’animo.

Di più, la presenza di un animale risveglia ricordi di vita passata, frammenti di vita che tornano ad affiorare alla mente. Magari un cane che avevano i nonni, esperienze vissute, aneddoti divertenti che spesso riescono a coinvolgere anche altri pazienti ricoverati. Sì perché spesso un animale è un comune denominatore in grado di accomunare persone molto diverse e diventare catalizzatore sociale.

Una “semplice” carezza che capovolge il mondo

Ecco, potrebbe essere definita proprio così la pet therapy in un percorso di cure palliative: una semplice carezza è in grado di capovolgere il mondo del paziente, portarlo lontano dalla malattia e dai problemi a essa connessi, fargli vivere un momento di serenità. Moka e Toffy svolgono questo ruolo egregiamente e, come tutti in casa VIDAS, lo fanno con il solo scopo di far stare bene i pazienti.

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