di Vittorio Lo Calzo, donatore
Ho conosciuto VIDAS nell’84, quando era una giovanissima associazione che si occupava di persone malate che nessuno voleva assistere.
Io andavo in cerca della possibilità di fare il volontario accanto a loro e non mi spaventava l’idea che potessero essere molto gravi e prossime alla morte.
Non ho potuto trovare spazio all’interno di VIDAS ma ho assolto al mandato che mi sono dato (come forma di altruismo necessario) grazie ad altre organizzazioni mettendomi a disposizione dei più fragili tra i malati per 26 lunghissimi anni, fino al 2011.
VIDAS è tornata a incrociare il mio cammino quando si è ammalata mia moglie, la mia amata Italia. È stata in carico al servizio di Day Hospice, per pochi mesi soltanto, nell’autunno del 2019.
Frequentava il long day di Casa VIDAS, uno spazio che le permetteva di passare la giornata con altri malati. Stava abbastanza bene fino a pochi giorni prima di morire e, quando è accaduto, ho iniziato a sostenere l’Associazione con donazioni periodiche.
Piccole cifre, ma volevo comunque continuare a stare accanto a chi ha reso la malattia della mia Italia meno dolorosa, meno gravosa per lei e noi tutti: oltre a me, anche le mie figlie.
Abbiamo un debito di riconoscenza verso VIDAS e, per quanto è nelle nostre disponibilità, non smetteremo di dare e fare tutto quel che è possibile.