Una persona su quattro non sapeva nulla di cure palliative prima di ricevere l’assistenza VIDAS.
È solo uno dei dati della corposa indagine sulla qualità del servizio che ogni due anni l’Istituto di ricerca IPSOS svolge presso le famiglie degli assistiti. Con questo stimolo è stata tentata una prima ricognizione sul grado di conoscenza in materia. Svolta grazie ai volontari, l’invito per ognuno è stato di condurre quattro o cinque interviste tra persone della propria rete. C’è chi, prendendoci gusto, è arrivato fino a 30 interviste! Così, hanno raccolto circa 450 questionari su un campione di cittadini milanesi e lombardi di ogni età.
I dati, in corso di elaborazione, verranno presentati al prossimo congresso della Società Italiana di Cure Palliative e non è possibile darne qui un’anticipazione.
D’altra parte, l’entusiasmo con cui circa metà dei volontari attivi (65, per la maggior parte di assistenza, ma anche di promozione) ha aderito alla proposta non può passare inosservato.
“Era il primo appello da VIDAS dopo l’inattività che dura dallo scorso febbraio e l’occasione di spendersi praticamente, anche se non a diretto contatto con i malati.” Così Roberta Brugnoli, responsabile della formazione dei volontari.
“Il metodo adottato per condurre la ricerca favorisce la possibilità di trasmettere esperienza, e non solo informazioni. Si parte infatti da una prima domanda che chiede all’intervistato se sa cosa sono le cure palliative. A risposta negativa, il volontario può spiegare di cosa si tratta, attingendo al suo vissuto accanto ai malati e alle famiglie. Quando la risposta invece è positiva, l’obiettivo di quelle successive è di verificare il grado di competenza specifico,” continua Brugnoli.
“I dati sembrano confermare un livello di conoscenza piuttosto lacunoso, ma abbiamo rilevato un forte interesse a saperne di più. Quasi tutti gli intervistati hanno chiesto di ricevere informazioni di approfondimento e di poter vedere i risultati della ricerca.”