La signora Greta rappresenta una tipologia di donatori che meno di frequente si raccontano su queste pagine e che, pure, sono una parte consistente tra i sostenitori di VIDAS. Dona, infatti, e da oltre vent’anni, senza aver mai toccato con mano l’assistenza, né direttamente né indirettamente, nella cerchia più larga di parenti e amici.
Ha saputo dell’esistenza dell’organizzazione da un articolo che raccontava “la storia della vostra fondatrice mi ha interessato, in un momento in cui andavo in cerca di un ente a cui destinare donazioni in forma continuativa. Ne avevo valutate diverse ma nessuna aveva eguagliato la sensazione di trasparenza che VIDAS restituiva con tanta nettezza – fondamentale, a mio giudizio, nella scelta di una causa benefica.
“Volevo essere sicura che si sarebbe fatto buon uso di quel che avrei potuto dare, contribuendo a sanare l’ingiustizia di un bisogno inascoltato e così drammaticamente esteso”.
L’opera di VIDAS rompeva un tabù fortissimo quando nacque, ma non smette di andare controcorrente: le cure palliative restano un altro paradigma di cura che accoglie la persona come individuo, occupandosi di corpo, mente, anima. “Ho via via aumentato la consistenza del mio sostegno perché la stima verso VIDAS è cresciuta col tempo. La riconoscenza di quanti ricevono le vostre cure è anche la mia. VIDAS è stato un investimento, il mio modo di essere vicina, in particolare, a tante persone anziane nella mia città, il luogo dove abito. E da quest’autunno regalerò anche il mio tempo a VIDAS, ho fatto il corso per i volontari e sarò uno dei commessi del Christmas shop”.
Grazie, cara Greta, di tanta fedeltà discreta, che in due decenni è cresciuta al punto da voler far parte dell’organizzazione. Nel ruolo che è stato anche, e in origine, proprio di Giovanna Cavazzoni.
Questo articolo è tratto dal Notizario “Insieme a VIDAS”. Sfoglia l’ultimo numero QUI