“Ma come sei bella oggi Rita!”
“Eh perché mi hai detto che facevamo le foto e così questa mattina ho chiesto alla parrucchiera di darmi una sistemata. Sai la mia mamma diceva sempre che puoi anche avere un bellissimo vestito, ma se hai i capelli in disordine non ti guarderà nessuno!”
Rita è molto contenta di fare la modella per un giorno. Ha 93 anni ma dentro si sente ancora “una ragazza di campagna”.
Ci vediamo nel salone di Casa VIDAS illuminato magnificamente da un sole che a inizio novembre sembra quasi fuori posto. Un po’ come Rita, che nonostante un tumore metastatico che l’ha resa quasi del tutto cieca, continua a camminare per i corridoi dell’hospice con passo svelto.
Mentre scattiamo le foto se la ride insieme a Teresa, una OSS con la quale è nato un rapporto di amicizia nelle settimane che Rita ha passato con noi, e racconta la storia della sua vita.
Rita arriva a Milano da ragazzina, per lavorare “nelle case dei signori, ed è stata una fortuna sai? Perché così mi sono fatta una cultura.” A vederla ha un corpicino gracile, eppure si percepisce subito la tempra forte che lo sostiene e non si hanno dubbi sul fatto che dev’essere stata una lavoratrice instancabile.
Crescendo ha acquisito un dono raro: la capacità di vedere chiaramente le cose.
“Da giovane, non ho mai voluto sposarmi perché volevo essere libera. E adesso da vecchia malata non ho paura della morte, perché ho vissuto liberamente. Io ho perdonato chi mi ha fatto del male e spero di essere stata perdonata da chi ho ferito io,” dice con serenità.
“I mei affari sono in ordine, dall’ospedale sono venuta qui senza ripassare da casa, sai, perché non mi importa. Non c’è più nulla per me lì. La mia vita – il mio fine vita – ora è qui e l’unica cosa che mi interessa è non provare dolore. I medici questo lo hanno capito e io li apprezzo. Devo dire, che apprezzo tutto di VIDAS, da quando ho scoperto che ci sono i bambini poi…” e qui la sua voce si strozza un attimo, ripensando all’altro giorno. Alla scoperta che a pochi passi dalla sua stanza si trova il reparto pediatrico.
Quando l’ha saputo ha chiesto di andare a trovare i nostri piccoli pazienti e – visto che nessuno riesce a dire di no a Rita – si è fatta accompagnare al quarto piano di Casa Sollievo Bimbi, dove si trova la degenza pediatrica.
“Ma tu li hai visti? Perché io non avevo idea di questi bambini, questi bambini” ripete scuotendo la testa. Poi aggiunge, riprendendosi: “Beh sai ho pensato che potevo aiutarli e l’ho fatto. Li ho messi nel mio testamento – Rita ha fatto un lascito a VIDAS [ndr] – Io non mi porterò dietro nulla, in cielo non mi servirà, ma a loro sì”.
È un breve momento di tristezza, un piccolo accenno, perché poi riprende a parlare convintissima e si lancia in un accorato appello di donazione verso i presenti, i famigliari di un paziente seduti al tavolo poco distanti da noi.
Poi mi guarda e ripete “Donate, donate” e mi viene un sospetto: “Rita ma lo sai che stiamo facendo solo le foto?” “Maccome! Non c’è il video!? …Va beh tu però scrivi che devono donare per i bambini.”
“Certo Rita, te lo prometto”.