Barbara Grilli ha incontrato VIDAS nel maggio 2017, portando la musicoterapia tra le mura di Casa Vidas e scoprendo un mondo che le era ignoto fino a quel momento. È nato così “Sei chicchi di melagrana”, racconto dell’hospice in forma di haiku. Ce ne parla l’autrice.
Questa silloge nasce dal desiderio di far conoscere alle persone cosa significhi lavorare a contatto con chi sta affrontando l’ultima parte della propria vita. Spesso mi viene chiesto come sia e come ci si senta nel vivere e condividere momenti così delicati, importanti e carichi di una serie innumerevole di emozioni e come la musicoterapia possa essere d’aiuto. Così mi piace raccontare come attraverso la musicoterapia gli ospiti esperiscano vari aspetti legati alla musica e al suono. Per cominciare la musica ha effetti regressivi legati alle emozioni e alle funzioni cerebrali. Le canzoni portano a rivivere eventi della propria giovinezza, gli ospiti spesso chiedono di cantare brani del loro tempo e della loro vita amorosa. In molte occasioni anche chi era poco incline al dialogo ha ritrovato il piacere di comunicare e di raccontarsi tramite il canto. Le persone ricordano, sorridono, si commuovono e creano legami con il musicoterapeuta e con gli altri ospiti. La musica diventa un ponte fatto di note per incontrarsi, per cantare o semplicemente ascoltare ed ascoltarsi. Importante quanto la musica è lo spazio del silenzio. Senza silenzio, senza le pause non esisterebbe neppure la musica, è sul quel ponte sul quale spesso si “sta” nell’ascolto profondo di sé stessi, di un ricordo, di un’emozione, di uno stato d’animo… Ed io sono con loro e per loro sul quel ponte, nel modo in cui gli ospiti mi indicano senza le parole, a volte è uno sguardo, altre volte prendendomi per mano e diventando loro stessi Maestri, Direttori d’orchestra. La musica ha benefici immediati sul corpo, spesso mi sono avvalsa di un misuratore di pressione per verificare se l’intervento musicoterapico sortisse effetti rilassanti misurabili. Prima e dopo ogni sessione prendevo nota dei valori di pressione arteriosa degli ospiti ed ogni volta vi era un abbassamento di questi ultimi. I benefici non sono solo fisici ma anche e soprattutto emotivi, oltre al ricordo negli ospiti si sviluppa il desiderio di ripetere l’esperienza e si genera l’attesa nell’incontro successivo dando così vita ad una progettualità.
Mi sono però resa conto che non era sufficiente spiegare cosa fosse la musicoterapia. Le persone per comprendere il significato dello “stare” in hospice avevano bisogno di qualcosa di più. Era necessario che provassero quello che io provavo, quello che io sentivo. Ho sempre trovato nella poesia una certa completezza emotiva, ancor di più nello stile poetico dell’haiku. L’haiku è un “dipinto” che in pochissimi versi mostra una moltitudine di elementi ed è in grado di trasmettere intense emozioni. Con solo alcune parole si rendono manifesti spazi, colori, suggestioni in una sinestesia di impressioni ed immagini. Scrivere queste piccole opere mi permette di condensare accadimenti senza perderne la sostanza e l’intensità. L’esperienza in Vidas è stata fonte di riflessione, ispirazione e insegnamento, emozioni che mi piace custodire in questi pochi versi:
Dell’ombra
ho imparato la luce
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