Ti serve assistenza sanitaria?
19.08.2015  |  Cultura

Still Alice, il film sull’Alzheimer raccontato senza retorica

Condividi

Still Alice è un film del 2014 che vede tra i protagonisti alcuni attori molto conosciuti quali Julienne Moore, che ha vinto l’Oscar nel 2015 per questa sua interpretazione, Kristen Stewart e Alec Baldwin. Ma è soprattutto la storia di una famiglia travolta e stravolta dall’Alzheimer che, come altre malattie inguaribili, mette in discussione l’equilibrio familiare e obbliga a stabilire delle nuove priorità, spostando l’attenzione sull’amore dei propri cari e sull’importanza del vivere il momento.

La lotta contro l’Alzheimer di Julienne Moore (alias Alice)

A 50 anni appena compiuti, Alice Howland-Julianne Moore è all’apice della sua carriera accademica alla Columbia University, vive con il marito John-Alec Baldwin, ricercatore in campo medico, e conduce una vita intensa e gratificante, fatta di tanto lavoro, viaggi e tre figli impegnati nel passaggio all’età adulta: Anna, giovane avvocato, Tom, praticante medico e Lydia, una Kristen Stewart delicata e soffusa di umanità, giovane ribelle, attrice alle prime armi.

Cosa accade a questa donna se la colpisce una forma precoce, rarissima e turbinosa nella progressione, di Alzheimer? Alice perde il filo a una conferenza, si trova smarrita lungo il percorso consueto del jogging. Il suo corpo ancora giovane e la sua avvenenza fanno a pugni con la diagnosi, uno spietato verdetto formulato da un medico all’inizio solo freddamente garbato e via via più premuroso. Un rapporto molto diretto tra medico e paziente che rappresenta un bell’esempio di quell’alleanza terapeutica che è onestà innanzitutto e sa essere diretto e non solo gentile di fronte ad una persona, prima che a un paziente, che di fronte alla malattia è incredula anzitutto.

La dilatazione del tempo e dello spazio

La donna, che si è sempre definita per la propria proprietà di linguaggio e la capacità di parlare, non trova più le parole, che sfuggono, galleggiando al di là della sua portata. Smette di lavorare, fatica a tenere il filo mentre legge. Non trova più il bagno, dimentica quel che le è stato appena detto così che diventa necessario ripetere, ripetere, ripetere. Alice affonda annaspando e prova a ribellarsi utilizzando piccoli stratagemmi: si dà dei compiti, allena la memoria, impara piccoli trucchi per tenere a mente nomi e appuntamenti, sottolinea mentre legge così da non dover rileggere all’infinito la stessa riga.

La donna scivola dentro un tempo dilatato e sospeso, dove il trascorrere dei mesi, forse anni, prima scandito da feste e riti collettivi, viene ora cadenzato dal mutamento dei colori della natura. La sintassi scandisce bene questa metamorfosi, i campi lunghi delle gremite aule universitarie lasciano spazio alla vastità dei paesaggi naturali. In mezzo avviene la perdita dei riferimenti tradotta da inquadrature ravvicinate, quasi claustrofobiche, a raccontare il disorientamento di Alice dentro la sua stessa casa, divenuta estranea.

Lo stravolgimento degli equilibri familiari

La malattia modifica la geografia familiare: le malattie croniche e degenerative sono autentiche deflagrazioni, non solo per il malato, ma per tutto il suo nucleo familiare. Così, se Anna e Tom si eclissano dietro all’imperativo che impone di continuare a vivere, il marito John, l’affettuoso, incredulo, disarmato compagno, accetta un incarico lontano, in un Minnesota distante tre ore di volo. Sarà quindi Lydia, la sensibile figlia minore, a mollare la carriera finalmente prossima al decollo per tornare dove sente sia il suo posto, accanto alla madre Alice, sempre più silente e sul punto di dire senza più articolare, vibrante di una vita tutta interiore, invisibile negli occhi vacui, in alcuni momenti ancora sbarrati di incredulità e in altri capaci ancora di brillare, seppur per un istante.

Un film sull’Alzheimer da vedere

Il film è ben costruito e senz’altro retto dalle intense interpretazioni di Julianne Moore e Kristen Stewart. Benché l’incipit possa lasciare perplessi (una linguista che perde le parole è la costruzione di un’antitesi troppo perfetta), questo film accende un faro sulle conseguenze dell’Alzheimer, per cui accade che la vita ci sottragga proprio quel su cui poggiava, su cui avevamo costruito la nostra identità. Il precipitare di Alice nel buio della solitudine incomunicabile è narrato con partecipazione struggente e senza retorica. Si dice che i malati di Alzheimer, superato l’esordio destabilizzante della malattia, guadagnino un’inaspettata serenità. Questo è quel che si legge alla conclusione del film: l’approdo ad una nuova dimora dove vivere un tempo nuovo, silente e pacificato.

Scopri tutte le categorie di racconti VIDAS

Operatori
Scopri ora
Volontari
Scopri ora
Donatori
Scopri ora

Scopri tutte
le categorie
di racconti
VIDAS

Novità

La sezione novità è dedicata a te, per rimanere sempre al passo con ciò che succede in VIDAS: qui troverai tutti gli aggiornamenti sulle attività e le nuove possibilità per sostenerci, i prossimi eventi e le iniziative culturali in programma.
Scopri tutti gli articoli

Cultura

Un’intensa attività culturale affianca da sempre quella assistenziale: in questa sezione approfondirai la filosofia ispiratrice di VIDAS e aprirai la mente a una riflessione più ampia su tematiche esistenziali e sociali, sul vivere e sul morire.
Scopri tutti gli articoli
back to top
Stai navigando con Internet Explorer, non tutte le funzionalità di questo sito vengono garantite su questo browser. Per navigare il sito in sicurezza ti consigliamo di usare Chrome, Safari o Firefox.